Era il freno a mano dei veicoli a trazione animale: martinicca. Metà degli anni 40. Alla guida del carretto trainato dalla Cecca, annosa cavalla paziente, da Isola Fossara veniva a Scheggia Augusto, a ritirare la posta e quant’altro; parcheggiava ‘a Cecca all’ombra e tirava la martinicca al carretto. M’è venuta in mente, la martinicca, la sera di sabato 25 agosto, quando nell’ambito di Life in Gubbio, l’Amministrazione Comunale della mia Città ha conferito il primo ‘Premio Lupo di Gubbio’ per la riconciliazione a Edhì Abdùl Sattàr. 86 anni, da oltre quattro lustri Sattàr vive a totale servizio dei più poveri del suo poverissimo Pakistan, condividendone senza riserve il quotidiano. Sattàr detto parole di straordinaria semplicità e di straordinaria profondità. La voce era flebile, la barba bianchissima si muoveva appena, ma la spiritualità che emanava dal suo discorso andava diritta al cuore. Tutta incentrata su Dio come Presenza Dinamica irresistibile nel suo espandersi nella vita del singolo e in quella delle comunità umane, e non prevede martinicche di sorta. E io in cuor mio lodavo, il Dio di Gesù, il Dio di tutti; Lui che, tramite coloro che lo seguono senza conoscerlo, provoca duramente e interpella noi che lo conosciamo senza seguirlo. Poi ha parlato Sergio Zavoli. Il grande Sergio Zavoli. Il suo discorso fluido e profondo s’è incentrato sul cuore duro della nostra crisi di uomini del post/moderno. Noi che, secondo la desolata denunzia di ‘ontale, possiamo al massimo dire quello che non siamo e quello che non vogliamo, abbiamo perso per sempre la possibilità di dirci l’un l’altro quello che siamo e quello che vogliamo. ‘Non chiederci la parola che mondi possa aprirti’.’A questo punto io mi aspettavo che Zavoli, il credente che intervistando le suore di clausura entra in totale sintonia con loro, parlasse di Dio e di Cristo. Chi non riesce a sapere quello che vuole, lo chiede a qualcun altro. Chi non riesce a sapere chi è, lo chiede a qualcun altro. I Cristiani, compreso Zavoli, l’Altro a cui chiederlo ce l’hanno. L’Altro, con l maiuscola. Ma Zavoli aveva la martinicca tirata, e il discorso è rimasto a mezz’aria. Come succede a troppi intellettuali. Come successe un giorno al suo grande amico Fellini: Nel film ‘La strada’ c’era una scena di struggente bellezza. ‘Il Matto’ consolava’Gelsomina,. una Giulietta Masina stralunata, dipinta e vestita da pagliaccio, tutta occhi, sulle labbra l’accenno ad un singhiozzo.. In tanti l’avevano usata, nessuno l’aveva trattata da persona. Era disperata, e non sapeva nemmeno perché, Gelsomina. E il Matto le diceva, con un sassolino in mano: ‘Vedi, se questo sassolino non ha un suo posto nel mondo, vuol dire che, un posto, non ce l’ha niente e nessuno’. Ho cercato la continuazione di quella scena in tutti i film che Fellini ha fatto dopo ‘La strada’. Niente. Martinicca tirata. Tante cose belle, ci ha detto il grande Federico, ma quel sassolino, grazie alla martinicca tirata, è rimasto solo sulla punta delle dita del Matto. Solo, il sassolino, mentre la vita diventava un macigno.