La lunga attesa di giustizia e la litigiosità degli umbri

Nella relazione d'apertura dell'Anno giudiziario i punti deboli della nostra società

“Negli ambiti civilistici la durata ‘non ragionevole’ (dei processi) sembra essere stata la regola”. Tra tutti i dati della relazione del Procuratore generale della Repubblica Sergio Matteini Chiari, sabato scorso all’apertura dell’anno giudiziario, questo è senz’altro quello che più interessa i cittadini che attendono l’esito delle migliaia di cause presentate ai giudici. I tempi sono un po’ più celeri per il penale, ma resta il problema della ‘durata ragionevole’ dei processi, ovvero di garantire al cittadino il diritto di ottenere giustizia, che, se arriva tardi è come se non fosse. Alcuni passi avanti sono stati fatti, ma insufficienti. La soluzione sta nel produrre un “processo efficiente, sia civile che penale” afferma il Procuratore.Ed è problema di leggi e quindi del Parlamento e della politica. Solo con questa premessa gli sforzi organizzativi per garantire e possibilmente aumentare l’organico dei tribunali potrebbero garantire lo smaltimento degli ‘arretrati’. Questo sul fronte dei doveri dello Stato. Da parte dei cittadini potrebbe esserci un contributo alla fonte per diminuire la “litigiosità” che risulta ancora in lieve incremento. Di certo molto si potrebbe fare sui fronti in cui “ancor vivo è il dispregio per l’altrui persona”, come scrive il Procuratore in riferimento alle vite umane venute meno o messe in pericolo per condotte dolose (21 omicidi volontari consumati e 32 tentati) o colpose (21 omicidi colposi commessi con violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro e 113 con violazione di norme in materia di circolazione stradale). Matteini non ce l’ha inseriti, ma l’elenco dovrebbe comprendere anche i reati relativi alla prostituzione. Fatti che definisce “allarmanti” in considerazione della “complessa organizzazione criminale dedita alla gestione e allo sfruttamento della prostituzione di giovani donne provenienti soprattutto dall’Est europeo, ‘assoggettate’ mediante intimidazioni e violenze, nonché dedita al traffico di stupefacenti”. Una nota sui procedimenti promossi nei confronti di extracomunitari, che riguardano prevalentemente albanesi, serbi o croati, rom, magrebini, nigeriani, mentre poco o niente sono coinvolte persone di altre provenienze, come cinesi, indiani, filippini. Il Procuratore ha ricordato anche la situazione dei quattro istituti di pena in Umbria che, ad eccezione di Orvieto e del femminile di Perugia, hanno registrato un sovraffollamento con presenze “superiori non solo all’ottimale ma anche al tollerabile” senza peraltro registrare inconvenienti sotto il profilo dell’igiene e della sanità. Due numeri descrivono il tipo di detenuto: il 40 % sono extracomunitari, un terzo circa sono tossicodipendenti. Infine, ma non ultimo, un terzo dei detenuti è imputato, ovvero non ancora condannato. A dar lavoro al Tribunale di sorveglianza ci pensano anche i detenuti appartenenti a organizzazioni mafiose o camorristiche soggetti al regime del 41bis nelle carceri di Spoleto e Terni.Oltre ai ricorsi contro l’applicazione del 41bis sono in crescita le richieste di “accertamento della collaborazione con la giustizia” che consentirebbe anche a questi detenuti di ottenere i benefici penitenziari e i permessi premio. Una nota più estesa meriterebbe il capitolo sulla giustizia minorile di fatto lasciata senza i necessari sostegni. 261 procedimenti in più rispetto all’anno scorso, in gran parte connessi alle occupazioni delle scuole nell’autunno 2001. Il Procuratore ha segnalato “per l’ennesima volta” la totale assenza di istituti di accoglienza per minori soggetti a misure rieducative e la carenza di strutture di “pronto soccorso” per i minori in temporanea difficoltà, come di comunità per minori con disagio sociale e familiare e quelli sottoposti a “messa alla prova”. Mancano anche centri in cui poter tenere i minori privi di documenti (spesso extracomunitari) in attesa di rintracciare le famiglie. La “devianza minorile” si concentra nei quartieri di più recente e disordinata urbanizzazione, fatto che induce il Procuratore ad invocare una decisa opera di prevenzione da parte degli Enti pubblici.

AUTORE: MariaRita Valli