Il 1° settembre del 1939, alle 4.45 del mattino fu sparato il primo colpo di cannone dalla corazzata tedesca dello Schleswig – Holstein contro la base militare polacca, che diede inizio alla Seconda guerra mondiale:55 milioni di morti. Il patto tedesco – russo, siglato da Ribbentrop e Molotov il 17 settembre dello stesso anno, diede origine all’invasione della Polonia. In apertura delle celebrazioni del settantesimo anniversario celebrato a Danzica, il presidente polacco Kaczynski ha ricordato la Shoah in cui furono trucidati 6 milioni di ebrei, ma ha voluto ricordare anche Katyn, dove avvenne la strage degli ufficiali polacchi, 20 mila uccisi con un colpo alla nuca. Furono accusati i tedeschi, mentre i veri colpevoli erano stati i russi. La verità venne a galla, a fatica, per la resistenza del mondo comunista ad ammettere una vergogna del genere. Nell’occasione delle celebrazioni colpe e ombre sono venute fuori di nuovo e dovrebbero essere non solo ricordate, ma analizzate nelle cause e nelle conseguenze, senza remore e incertezze. Stupisce non poco la resistenza a riconoscere la verità dei fatti e l’ipocrisia nazionale, per cui si cerca solo la colpa degli altri o il capro espiatorio, nel caso la Germania nazista. Ma la Russia sovietica non è da meno nella responsabilità, e le nazioni più direttamente interessate, come Francia e Inghilterra, all’inizio hanno peccato gravemente, se non altro di omissione di aiuto alla aggredita Polonia. La cosa strana di tutto ciò – e dobbiamo dirlo, non lasciando le verità scomode chiuse dentro i libri degli storici di professione;,che spesso, oltre che di professione, sono anche di confessione ideologica e appartenenza politica – la cosa strana, dicevo, è che il presunto colpevole messo in piazza e biasimato per una delle più gravi tragedie della guerra sia Pio XII, che avrebbe taciuto di fronte alla Shoah. L’hanno ripetuto fino alla nausea, anche in alcuni teatri dell’Umbria, rappresentando Il Vicario di Hochhuth. L’altra cosa strana è che nessuna nazione abbia fatto autocritica. Semmai hanno detto: la colpa non è nostra ma dei nazisti o dei fascisti o di Stalin, ma noi non c’entriamo niente. Il popolo è senza colpa, la nazione è santa e salva. Solo la Chiesa ha avuto il coraggio di dedicare durante il Giubileo del 2000 una celebrazione e un documento alla purificazione della memoria e al riconoscimenti di colpe che i figli della Chiesa di un certo periodo di tempo hanno commesso. Ho letto una frase di Tucidide che dice: “La politica serve a impedire che l’odio sia eterno”. Ma la politica dovrebbe avere memoria chiara e consapevolezza di responsabilità. Anche della responsabilità delle idee che hanno ottenebrato le coscienze di popoli interi: nazionalismo, fascismo, nazismo, razzismo, comunismo, utopismo, mito della forza, materialismo in tutte le sue declinazioni, statalismo etico. Alcuni strascichi di queste ideologie sopravvivono e hanno i loro seguaci. Vi sono anche ragioni economiche, interessi di industrie militari, sete di potere di nevrotici dittatori. Ma le idee, quelle certe idee, non sono estranee ai disastri che si sono scatenati su gran parte dell’umanità. L’amico Borsa (vedi pag. 3) dice che l’Europa non ha capito la lezione. Spero che si sbagli.
La lezione della memoria
Editoriale
AUTORE:
Elio Bromuri