Figura e ruolo del Vescovo sono di attualità nell’antica diocesi eugubina, la cui giurisdizione si estende anche sui comuni di Umbertide, Scheggia, Costacciaro e Cantiano, alle spalle una storia plurisecolare che ha esaltato la sua dimensione di guida capace di incidere nella vita di tutti i giorni. Basti citare, ma soltanto per facilitare e rendere immediato l’approccio, il Patrono S.Ubaldo. Le due dimensioni sono state riproposte, proprio in questi giorni, da altrettanti eventi che hanno trovato ampio riscontro sugli organi di informazione locale: il futuro della Diocesi, l’istituzione del registro per la formalizzazione delle coppie di fatto, iniziativa di carattere soprattutto ideologico, un contraltare alla famiglia come definita dalla Costituzione (non a caso l’art. 29 viene ritenuto limitativo della libertà). Il primo aspetto è legato alle direttive della Santa Sede che, da anni ormai, ha introdotto l’istituto delle dimissioni agganciandole al compimento dei settantacinque anni. Una prospettiva richiamata dal prof. Franco Raffi, coordinatore del seminario “Terra Mater”, che ha inviato, in merito, una “lettera aperta” al Santo Padre. Richiamando dichiarazioni pronunciate abbastanza di recente da illustri cardinali (Baggio, Gantin) che hanno riconosciuto ed esaltato l’autonomia e l’indipendenza della diocesi eugubina, Raffi sottolinea il: “diritto inalienabile di Gubbio di avere un Vescovo residenziale” sottolineando con orgoglio che: “Gubbio è città sacra fin dalle sue remotissime origini: come Atene e Roma ha avuto un proprio “pantheon” e, con le Tavole Eugubine, incise nella sua lingua, ha dato alla civiltà, come scrive Devoto, il più importante rituale di tutta l’antichità classica”. In “Libri di pietra, mille anni della cattedrale di Ancona tra Oriente e Occidente”, aggiunge Raffi, si legge: ” la chiesa anconitana, antica e importante, ha avuto fin dalle origini un proprio rito come le Chiese di Milano, Aquileia, Gubbio, Ravenna e Roma”.Lo studioso eugubino ricorda poi la “austera spiritualità dei suoi Pastori da Decenzio a San Pier Damiani, a S. Rodolfo, a S. Giovanni da Lodi, a S. Ubaldo, al Beato Vilano, amico e protettore di San Francesco d’Assisi, che da qui ha avviato la sua missione evangelizzatrice nel mondo”. Un appello così sentito ed accorato, che interpreta sicuramente il sentire generale degli eugubini, si contrappone proprio in questi giorni, alle critiche rivolte al Vescovo Mons. Pietro Bottaccioli per i suoi interventi a proposito della proposta sulla “formalizzazione delle convivenze” e l’istituzione del registro delle “coppie di fatto”, di qualsiasi tipo s’intende. Vale la pena ricordare che mons. Bottaccioli si è limitato a richiamare, come suo dovere, la “dottrina della Chiesa” affidandosi ad un “messaggio” fatto leggere dai parroci in occasione delle messe celebrate domenica 10 febbraio. Decisioni questa censurata, in maniera più o meno aspra, dai sostenitori della proposta formulata da Gabriele Tognoloni di Rifondazione comunista. Mi viene in mente a proposito il “primo piano” di Famiglia Cristiana (n.11- marzo 2002) del sociologo Giorgio Campanini intitolato “La Chiesa deve ascoltare ma anche dire la sua” che così conclude “Quell’esercizio dell’ascolto della storia cui gli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano fanno appello si esprime anche attraverso l’attenzione alle istanze, forse mute e inespressive, che si sprigionano da una società agitata e inquieta che attende dalla Chiesa un alto e disinteressato contributo alla costruzione del suo futuro”. Condivisibili e da sposare le preoccupazioni del prof. Raffi, purché si capisca e si rispetti il ruolo del Vescovo. La sua “residenzialità” non va invocata per continuità di tradizione, ma come fonte di insegnamento e di guida comunque da rispettare e da accettare, anche e soprattutto quando richiama valori e direttive dissonanti con i propri orientamenti. E’ la voce della Chiesa che parla e chiede ascolto, in assoluta libertà e senza costrizione.
La legittima aspirazione di avere un Vescovo residenziale
Il prof. Raffi di "Terra Mater" ripropone la questione delle sede vescovile
AUTORE:
G.B.