Dopo tanta attesa (e polemiche) la Terza Commissione del Consiglio regionale dell’Umbria ha finalmente iniziato l’esame del progetto di legge di iniziativa popolare presentato dal Forum regionale delle famiglie più di un anno fa. Primi ad essere ascoltati gli assessori delle materie sulle quali interviene la proposta di legge. Ha aperto le audizioni, la scorsa settimana, l’assessore alle politiche sociali, Damiano Stufara. “La proposta di legge di iniziativa popolare sulla famiglia – ha detto – configura un sistema di servizi sociali parallelo, partendo dall’assunto teorico di un concetto di famiglia che non tiene conto dei soggetti che la compongono e delle loro esigenze”. Bocciati anche quegli “spunti della proposta che sembrano interessanti e condivisibili” in quanto sarebbero “al di fuori del sistema dei servizi sociali regionali esistenti”. Per Stufara si dovrebbe “mettere in risalto le politiche di genere, mirate a rispondere alle diverse esigenze di uomini e donne” in quanto “questa proposta tutta incentrata sulla sola famiglia basata sul matrimonio” sarebbe “in contrasto col sistema universalistico a cui fa riferimento il nostro sistema sociale: ad esempio ci sono agevolazioni economiche previste solo per le coppie sposate che dovrebbero essere restituite una volta che il rapporto finisse”. Questo sarebbe il nodo di fondo posto da Stufara, che ha sempre dichiarato di considerare “ideologico” parlare di famiglia intendendo come tale solo quella che risulta dal matrimonio tra un uomo e una donna, come tra l’altro prevede la Costituzione italiana, perché è sua convinzione che questo sarebbe discriminatorio nei confronti di tutte le altre numerose forme di ‘famiglie’ o di unioni. Da parte dell’assessore Stufara dunque nessuna apertura alla possibilità di rivedere il sistema del welfare regionale in modo che tenga conto non solo dell’individuo ma anche della famiglia. Le altre osservazioni di Stufara hanno riguardato “i servizi per la prima infanzia” per i quali la proposta di legge avrebbe ignorato il quadro normativo esistente mentre riguardo ai servizi per gli anziani la proposta introdurrebbe novità che “produrrebbero alterazioni per il nostro sistema sanitario”. “Altri interventi interventi proposti, come quelli sulla fiscalità, – ha aggiunto – non sono poi di competenza regionale”. Una impostazione non condivisa dai rappresentanti dell’opposizione nella Terza Commissione. Secondo Enrico Melasecche (Udc) “il problema è come affrontare la questione evitando lo scontro ideologico” ed è quindi “fondamentale che la Giunta nel suo complesso (e quindi la presidente) si confronti con la propria maggioranza per decidere quale atteggiamento tenere per evitare di perdere due mesi di tempo e arrivare alla fine della legislatura senza aver approvato una normativa sulla famiglia di cui si sente la necessità”. Enrico Sebastiani (FI–Pdl) ha evidenziato e ribadito la necessità, come già deciso dalla Commissione nella scorsa riunione, di “tenere separate la proposta di legge sulla famiglia dal disegno di legge sulle coppie di fatto: non si tratta di predisporre provvedimenti sulle politiche di genere o di creare un sistema sociale parallelo, ma solo di tutelare in modo autentico la famiglia fondata sul matrimonio”. L’assessore Maria Prodi è comparsa davanti alla Terza Commissione giovedì 15. “La legge regionale sulla famiglia – ha detto – non arriva nel deserto. Molte delle questioni trattate sono già da tempo oggetto delle politiche regionali, e il fatto che la cosa non sia stata pienamente avvertita suggerisce la necessità un maggiore impegno comunicativo da parte regionale, ma anche una maggiore apertura da parte degli interlocutori a riconoscere le positività già espresse”. “In realtà – ha osservato Prodi – la maggior parte dei provvedimenti sollecitati dalla proposta di legge non si rivolgono ad una sola tipologia, la famiglia composta da coniugi ed eventuali figli o altri membri, ma si rivolge universalisticamente a tutti i cittadini con responsabilità parentali”. Riguardo alle misure “volte a sostegno della coniugalità” ha sottolineato che “non devono essere punitive nei confronti di chi ha responsabilità di cura e di affetto verso genitori o figli senza godere del sostegno di un coniuge, come accade per i vedovi, separati, single”. “L’articolo 9 della proposta di legge – ha osservato Prodi – entra nel merito di quanto già disciplinato dalla Legge regionale del 2005 sul “Sistema integrato dei servizi socio educativi per la prima infanzia” pertanto – ha concluso – può sembrare poco opportuno inserire una tale norma quando basta dare concretezza a quanto già previsto”. Sugli aiuti alle famiglie che verrebbero introdotti con la proposta di legge, l’assessore ha voluto ricordare“ l’esperienza dei voucher per le donne occupate e il Bando per le famiglie con figli iscritti presso i nidi pubblici e privati autorizzati che ha visto la partecipazione di 1800 famiglie e la concessione di un contributo di 300 euro”.Per ciò che riguarda il lavoro domestico di uno o più membri della famiglia le forme di tutela proposte “potrebbero sovrapporsi ad analoghe norme nazionali che prevedono l’assicurazione obbligatoria, anche nel caso di coppie conviventi”.
La legge sulla famiglia: interessante, sì, ma, però …
Consiglio regionale. In terza Commissione Stufara e Prodi sul progetto di legge del Forum famiglie
AUTORE:
Maria Rita Valli