Nella lectio brevis della lodi del giovedì della XII settimana del Tempo ordinario, l’apostolo Pietro – o chi per lui – ci chiede che “ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio” (1 Pt 4,10). Bellissimo.
C’era fino a pochi anni fa in Argentina, a Buenos Aires, un bravo uomo di Chiesa, un gesuita, che di grazie ricevute ne aveva una molto particolare, e la spendeva girando con la sua utilitaria, o anche in tram, per la sua enorme metropoli, e inevitabilmente scegliendo come meta preferenziale delle sue peregrinazioni le favelas che la circondano, quasi una corona di miseria a incoronare l’egoismo dei ricchi che sulla miseria ridono e prosperano.
Poi quel bravo gesuita venne lanciato dallo Spirito, con una rapidità del tutto inusuale, che subito si tramutò in simpatia infinita, sulla Cattedra di san Pietro, ai vertici della Chiesa. Un Chiesa in crisi profonda, che non per bocca del solito acido mangiapreti, ma per bocca di Benedetto XVI denunciava l’immane sofferenza causata dalla sporcizia che si annidava proprio in quei vertici.
“Sporcizia”. Che cosa ha fatto Papa Francesco in questi due anni e mezzo? In genere vengono colti in lui gli atteggiamenti “simpatici”: la scarpa ortopedica, la borsa da viaggio, gli scapaccioni ai cardinali che, invece di aiutarlo, perpetuano l’immagine di una Chiesa frivola e ciarliera…
Gnaffe. C’è dell’altro in Papa Bergoglio. Lui, alla fine dei conti, non ha fatto niente di più che recuperare la linea essenziale che la fede offre a chi vuole capire cosa è successo dal Big Bang a oggi. Be-rescìt [in principio] Dio caricò l’infinita grandezza del futuro nell’infinita piccolezza del primum mundi, e l’espansione dell’universo prese a galoppare, omogenea ma anche con qualche salto di qualità.
E proprio al primo salto di qualità apparimmo noi, con la nostra libertà e i capitomboli ai quali essa inevitabilmente ci espone. Ne combinammo d’ogni erba un fascio. Fu allora che Dio ebbe misericordia di noi: la misericordia è l’unica possibile risposta di Dio davanti alla miseria. L’ha attirato non la nostra ricchezza interiore, della quale in verità non abbiamo mai potuto vantarci, ma solo la nostra costituzionale povertà. L’ha fatto per noi, ma non è bastato.
Allora ha sostituito il per con il con. Ed è allora che è apparso Gesù accanto a ogni uomo, accanto alla sua coscienza, a ogni coscienza, ai miliardi di coscienze che sono tutte ugualmente in dialogo con lui. Su questo quadro essenziale deve muoversi il cristiano. Tanto più il Papa, impegnato più di tutti, secondo l’esortazione della Prima lettera di Pietro, a mettere la grazia ricevuta al servizio degli altri.