E’ ancora presto per valutare le ultime decisioni della Giunta regionale in materia di residenze per anziani, ma c’è già chi parla di accanimento nei confronti delle strutture di assistenza, in particolare quelle private. Nei giorni scorsi – su proposta dell’assessore regionale alla Sanità, Maurizio Rosi – l’esecutivo regionale ha definito le tariffe da applicare in Umbria nei rapporti tra il servizio sanitario e le residenze protette per gli anziani non autosufficienti. L’aspetto positivo della questione è che nell’arco di due anni le strutture private in possesso dei requisiti richiesti dalle normative, e quindi regolarmente autorizzate, si vedranno aumentare i contributi giornalieri erogati dalle Aziende sanitarie convenzionate. Le rette pro-capite per l’assistenza residenziale saranno, dunque, adeguate ad una tariffa regionale di riferimento. In particolare, per il periodo dal primo maggio 2002 al 30 giugno 2003 la tariffa giornaliera è stata fissata in 67,14 euro, mentre dal primo luglio 2003 la retta salirà a 83,08 euro. Le residenze protette private che non sono in possesso dei requisiti richiesti, e quindi non autorizzate, dovranno realizzare un progetto di adeguamento della struttura, entro un anno dall’approvazione del progetto stesso da parte della Asl. Le rette giornaliere pro-capite erogate dalle Aziende sanitarie saranno comunque aumentate sin dall’inizio dell’adeguamento fino a un massimo di 10,33 euro se la somma già autorizzata era di importo inferiore a 51,65 euro, mentre potrà salire fino a 5,16 euro se era di importo pari o superiore a 51,65. Durante la fase di adeguamento, ad ogni modo, le Asl e le Unità sanitarie locali sono chiamate a controllare tempi e modi di realizzazione dei progetti e, se necessario, potranno revocare gli aumenti tariffari o addirittura sciogliere le convenzioni firmate con le Ipab. Il problema, secondo gli operatori nelle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, è proprio quello dei parametri e dei requisiti per rientrare nelle agevolazioni e negli aumenti tariffari. In un settore assai delicato, come quello dell’assistenza agli anziani e ai disabili, la figura dell’utente del servizio sanitario va – certamente – tutelata nel migliore dei modi. E il servizio sanitario nazionale, – commentano – attraverso le competenze assegnate alle Regioni, fa bene a stabilire percorsi e controlli certi nei confronti degli enti privati che operano nel settore. Altra cosa, però, è stabilire parametri strutturali e operativi che di fatto potrebbero escludere istituzioni che da decenni offrono assistenza agli anziani, ricoprendo con ottimi risultati un ruolo sociale di grande importanza. Escludere alcune strutture dai benefici dei contributi tariffari solo per questioni di qualche metro quadrato, del numero di servizi igienici o per altre questioni marginali – specie in istituti che spesso sono ospitati nei centri storici, con tutti i vantaggi e gli svantaggi connessi – potrebbe portare anche alla chiusura di qualche residenza o ad aumenti di tariffe insostenibili per gli utenti finali. Al contrario, la situazione socio-economica regionale (l’Umbria è tra le regioni più vecchie d’Italia) richiederebbe un aumento dei posti disponibili per l’accoglienza e l’assistenza degli anziani. Ogni anno, infatti, in tutta l’Umbria sono centinaia le persone che non possono accedere a questi servizi per i quali si registrano lunghe file d’attesa. Il Piano sanitario regionale prevede l’istituzione di residenze sanitarie assistenziali e residenze protette, con i contributi erogati dal fondo sanitario in percentuale diversa nei due casi. Le Asl, poi, fissano il numero massimo delle une e delle altre, ma l’offerta di posti – purtroppo – è sempre più bassa della domanda.
La Giunta regionale alza il contributo per le residenze protette per anziani
Con i soldi arrivano nuovi obblighi che rischiano di far diminuire i posti disponibili
AUTORE:
Daniele Morini