Nella cappella di Santa Chiara, accanto alla Porziuncola nel complesso monumentale della basilica di Santa Maria degli Angeli, un bel gruppo di amci de La Voce ci siamo ritrovati accanto a padre Bruno Pennacchini. Lo abbiamo ringraziato per il suo triennale servizio di commentatore del Vangelo domenicale nel nostro settimanale.
L’incontro però è andato anche oltre questo semplice e dovuto atto di cortesia e di ringraziamento. È stato l’inizio delle iniziative che, a Dio piacendo, intendiamo promuovere per ricordare i 60 anni di fondazione de La Voce. Ricordiamo intanto che proprio in questa data di 60 anni fa, il 13 dicembre 1953, uscì il primo numero con la firma del primo direttore – rimasto in carica soltanto per il breve arco di una settimana, don Emilio Boccalini. Di questo personaggio sappiamo che era di Amelia e, naturalmente, conosciamo il suo primo e unico scritto come editoriale di apertura del nuovo settimanale. Un articolo scritto bene, molto scorrevole, che abbiamo ripubblicato nel numero speciale del cinquantesimo uscito il 12 dicembre 2003. In quello scritto don Emilio si riferisce a Giovanni Battista, la voce nel deserto, che non era una canna sbattuta dal vento, e raccolse attorno a sé molta gente che venne ad ascoltarlo; poi “finirono per farlo tacere e gli tagliarono la testa”. Boccalini prosegue: “Ma la voce non si acquietò. L’amplificarono nel tempo e nello spazio innumerevoli uomini, della povera gente e guide del popolo rinnovato che aspirarono a divenire e furono voce”. Sulla base di questa premessa il primo direttore invita tutti a unire le energie per continuare a far sentire quella voce: “Uniamo le nostre energie, quelle più temprate con le nuove, per gridare forte la Verità, l’Amore, la Giustizia e il Progresso”. Poi spiega che cosa intenda con queste parole.
Da notare, tra i fondamentali valori cristiani e umani, anche la prospettiva del “progresso”, che secondo Boccalini non è da confondere con una vaga utopia, ma è crescita e sviluppo umano da costruire insieme con buona volontà di tutti e nella concordia, senza conformismi e apatia. In queste espressioni si avverte una punta di polemica nei confronti di chi è scettico e contrario all’iniziativa del nuovo giornale. C’è un invito a lasciare le “prevenzioni” e ad accettare il dialogo. Conclude con un appello ancora del tutto attuale: “L’accento regionale che vogliamo dare alla Voce dice il perché del nostro sacrificio, che affrontiamo con passione”. Il sacrificio è inteso nel senso di dover rinunciare ai periodici che erano a dimensione diocesana, e conclude con un auspicio: “I monti e le valli di questa nostra terra non ci siano avari d’eco vasta e profonda”.
Questa eco, e più che un’eco, è arrivata fino a noi oggi, e di questo siamo andati a ringraziare il Signore a Santa Maria degli Angeli con la preghiera nella Porziuncola, la messa presieduta da padre Bruno e concelebrata dai presbiteri Vittorio Peri, Giuseppe Biselli, Giovanni Raia e Mauro Pesce. Gli amici presenti sono stati invitati dal celebrante a riflettere sull’“ascolto” e sono stati invitati a chiedere al Signore il dono dell’ascolto e della preghiera. Ed è sembrato quasi provvidenziale l’accostamento dell’ascolto alla voce. La fede nasce dall’ascolto, ma come si può ascoltare se nessuno fa l’annuncio, e come si potrà fare l’annuncio senza “la voce”?
Il riferimento di don Emilio Boccalini al Battista non era fuori luogo. Anche oggi c’è il “deserto” che incombe, la conflittualità e il contrasto, e quindi la fatica di una testimonianza che, se non è martirio, è comunque una non lieve fatica.