La forza della verità

Erano dei Gen, il movimento giovanile dei Focolari, quelli, o meglio, quelle che distribuivano davanti alla mensa universitaria depliant illustrativi preparati dal comitato Scienza e vita per illustrare la scelta dell’astensione al referendum. Distribuivano anche volantini con il programma di una conferenza sul tema ‘Per una cultura della vita’. Alcuni giovani si sono avvicinati al gruppetto delle ragazze le hanno aggredite verbalmente ed hanno buttato per terra il materiale di propaganda. Un incidente successo a Pisa lunedì scorso. Una scaramuccia tra giovani, niente di più. Ma ciò fa pensare che la battaglia sui quattro referendum in questo ultimo periodo si è fatta dura e alza i toni. Probabilmente lascerà anche delle ferite. Si deve denunciare ogni anche minimo ricorso a metodi violenti. Si deve altresì far presente che siamo di fronte ad uno snodo storico di alto interesse. Alto idealmente per i sostenitori della legge che propongono l’astensione. Le loro ragioni sono tutte ideali e morali, a difesa di chi non può difendersi da solo. Chi sta da questa parte sta dalla parte più difficile, frutto di pura riflessione. Dall’altra parte vi sono pure ideali, ma anche qualche interesse pratico. Si è detto che in questa materia la legge dello Stato non dovrebbe entrare, perché si tratta di sfera privata. Una sciocchezza. Forse alcuni hanno già dimenticato le aberrazioni cui l’uomo può giungere e gli abusi che succedono e possono succedere in ambito medico. Entriamo in problematiche estreme che dovrebbero essere illuminate da una serena riflessione sulla verità dell’uomo. La forza della verità e la ricerca appassionata di essa dovrebbe essere il criterio direttivo della discussione in materia e non la polemica e lo schieramento aprioristico. La legge in questione ha avuto una elaborazione lunga e faticosa con l’ausilio di esperti. Ho letto che dal 1996 in un documento della Commissione nazionale di Bioetica, presieduta all’epoca da Giovanni Berlinguer (Ds) si esprimeva ‘il dovere morale di trattare l’embrione umano con lo stesso rispetto che si deve alle persone’. Dieci anni fa. Allora non era divampata la polemica che oggi acceca gli animi. Insomma si può ragionare e cercare con pazienza la legge migliore e migliorare anche l’esistente, come è già stato fatto con i chiarimenti delle ‘linee guida’. Ritorna il discorso sugli interessi. In Italia vi sono 198 centri ove si effettuano tecniche di fecondazione artificiale, contro i 75 in Germania, i 92 in Francia e 75 in Gran Bretagna. Altro che viaggi all’estero. La Chiesa è scesa in campo pesantemente. Qualcuno avrebbe preferito un’indicazione di ordine morale più attenuata, lasciando ai laici cattolici di intervenire nello specifico. Ma è altrettanto vero che in una materia difficile e delicata, dalla quale dipende il rispetto della vita umana fin dal suo primo manifestarsi, non ci si può lavare le mani e lasciare al buio le coscienze di milioni di persone stordite dalla propaganda strillata, da slogan ingannevoli, da mozione di sentimenti e dalla pretesa di rimettere in auge un principio machiavellico secondo cui il fine giustifica i mezzi. Il fine di dare un figlio ad una coppia sterile non giustifica l’eliminazione di embrioni umani in soprannumero né di usarli come materiale biologico per esperimenti vari. La civiltà, la nostra civiltà ha raggiunto un’apice di verità che ci consente di dire che il fine non giustifica i mezzi.

AUTORE: Elio Bromuri