Fidarsi è “duro, difficile” ha detto mons. Gualtiero Bassetti, presidente dei Vescovi umbri, ai giovani riuniti a Orvieto per un incontro promosso dalla Pastorale giovanile Ceu, ma è un “verbo che vi rappresenta bene poiché racchiude la speranza che dovete custodire, avendo come punto di riferimento il Vangelo. Fidarsi di Dio e del mondo per vedere le proprie aspettative, desideri e attese realizzati: fiducia è relazione da coltivare, è necessità di un’affettività pulita, di un impegno politico disinteressato, di cittadinanza e di amicizie robuste”.
“Ripenso alle parole – ha aggiunto Bassetti – che Papa Francesco ha rivolto a voi in occasione della domenica delle Palme. Con queste parole il Papa vi ha incoraggiato all’inizio della Settimana santa: ‘Il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia’”.
L’Arcivescovo ha quindi articolato il discorso in quattro punti. Il primo: “La fiducia abita dentro di te, cercala!… Quante volte avete detto o sentito dire: ‘Ho perso la fiducia in me stesso, negli altri’. Non è vero, credetemi, non è vero. La fiducia non è persa, ma nascosta”.
Il secondo punto: “La fiducia ti rende libero, custodiscila!… Un cellulare non vi darà mai la libertà e l’amore di cui avete bisogno. Per questo vi invito e vi chiedo di sfogliare quotidianamente e di tenere in mano il Vangelo, la Parola di Dio, perché è in essa che trovate gioia, fiducia e dalla fiducia nasce la libertà”.
Terzo: “La fiducia è relazione profonda, coltivala!… La fiducia in Dio e in voi stessi va coltivata con la preghiera quotidiana, la partecipazione all’eucaristia, nel desiderio di confessarvi bene, frequentemente, nella gioia di camminare con la vostra parrocchia e i vostri sacerdoti”.
E infine: “La fiducia ti chiama alla scelta, donati!… Vorrei che, ritornando alle vostre case e comunità, ognuno di voi dicesse: ‘Signore, cosa vuoi che io faccia per te?’. È questa la domanda giusta che vi lascio nell’Anno della fede, perché è la stessa domanda che san Francesco ha rivolto a Dio contemplando il Crocifisso di San Damiano”.
“Siete fatti per la felicità”
Ha vissuto la due-giorni insieme ai giovani, condividendone i vari, momenti, mons. Renato Boccardo, delegato Ceu per la Pastorale giovanile, celebrando poi l’eucarestia domenica mattina. Questi alcuni passaggi dell’omelia.
“Ogni autentico credente dovrebbe identificarsi con Gesù al punto da seguire e voler seguire sempre più decisamente il suo donarsi e spezzarsi per la vita del mondo. Non c’è altro obiettivo ideale e neppure altra strada per giungere alla scoperta della propria identità e della vita vera. E dunque anche alla scoperta dell’autentica felicità… È paradossale, ma è proprio così, e non possiamo prenderci in giro su questo argomento. Lo hanno ricordato più volte gli ultimi Papi: ‘Siete fatti per la felicità: cercatela, trovatela in Gesù Cristo’, e cercarla e trovarla in Gesù Cristo vuol dire scoprirla nelle sue ferite… Le stimmate sono ferite luminose, sono conseguenza d’una scelta altrettanto luminosa, cioè del proposito di spezzare la propria vita per amore; sono ‘ferite pasquali’ che restano a testimoniare un progetto di vita… Se nel nostro progetto vi sono le stimmate di Gesù, e le accettiamo come parte normale o conseguenza inevitabile del dono di sé o addirittura come le nostre stimmate e tratti della nostra fisionomia, allora stiamo realmente rispondendo alla chiamata che viene dal Signore. Come è successo a Tommaso, anche noi siamo invitati da Gesù a mettere il dito nelle sue ferite, o a mettere tutta l’esistenza dentro di esse, dentro cioè quel grande grembo d’amore che è la passione di Gesù, che ci genera nella nostra vera identità, per un progetto di salvezza e felicità. Allora saremo davvero felici… Come Tommaso, questa mattina anche noi vorremmo dire (o balbettare), accogliendo il Signore risorto nel nostro cuore e nella nostra vita: ‘Mio Signore e mio Dio!’, che è poi il modo migliore per affermare: Mi fido di te!”.
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