La fiammella della speranza

Commento alla liturgia della Domenica a cura di mons. Vincenzo Paglia vescovo di Terni - Narni - Amelia XXXII Domenica del tempo ordinario - anno A

Il Vangelo presenta dieci donne che stavano aspettando l’arrivo dello sposo per accompagnarlo in corteo, appena giunto, dentro la sala della festa. Fin dall’inizio la parabola dice che cinque di loro sono stolte e le altre cinque sagge. E la saggezza, secondo la narrazione, consiste nel prendere con sé le lampada con dell’altro olio di riserva. Forse le cinque stolte erano sicure di aver previsto tutto. Il problema nasce dal fatto che lo sposo ritarda. Nulla di più facile che farsi sorprendere dal sonno.

È facile addormentarsi sulle proprie abitudini e sulle proprie sicurezze; è facile lasciarsi sopraffare dal torpore dell’amore per se stessi, o lasciarsi prendere dalla pesantezza del proprio egoismo che fa chiudere gli occhi a forza di non guardarsi intorno. Da notare che tutte, sia le stolte che le sagge, si addormentano. Non è qui la distinzione; non ci sono eroi che vegliano, e vigliacchi che si addormentano. Tutte, tutti, anche i migliori si lasciano sorprendere dal sonno. Tutti siamo poveri uomini e povere donne che ci lasciamo prendere dal sonno, dalla rassegnazione, da una vita fiacca e pigra.

Quelle dieci donne siamo tutti noi quando viviamo per star tranquilli, senza noie, problemi, scocciature; oppure quando ci angustiamo solo per le nostre cose e i nostri affanni. Questa è la notte di una vita grigia, sempre uguale, senza sprazzi di luci, senza stelle; è la notte di un egoismo diffuso che nasce dal profondo del cuore di ognuno, saggio o stolto non importa. Ma in questa notte si alza improvviso un grido che annuncia l’arrivo dello sposo. Cos’è questo grido? È il grido che sale dalle terre lontane dei paesi poveri, è il grido che viene dai popoli in guerra, è il grido dei milioni di profughi che traversano i continenti, è il grido degli anziani soli che invocano compagnia, è il grido dei poveri sempre più numerosi e abbandonati, è il grido del vicino di casa disperato perché ha perso il lavoro, è il grido di chi sprofonda nell’angoscia; ma è anche la parola del Vangelo che spesso risuona nel deserto dei cuori.

Ebbene, di fronte a queste grida, ci si sveglia pure magari di soprassalto e ancora assonnati, ma se non si ha la riserva d’olio tutte le scuse sono buone per non rispondere. Non saremo capaci di far brillare la piccola ma indispensabile fiammella della speranza per chi chiede conforto, compagnia, amore, sostegno. Se non si ha nel cuore quel supplemento d’olio, ossia un poco dell’energia evangelica, né risponderemo, né accompagneremo e neppure entreremo in una vita felice perché piena di senso. Né vale andare a comprare l’olio da altre botteghe; non servirebbe, perché arriveremmo in ritardo. Ci sono momenti in cui se manchiamo abbiamo perso, o meglio abbiamo mancato un fratello, una sorella, lasciandoli nella loro tristezza, nella loro disperazione.

Oggi, abbiamo bisogno di un supplemento d’olio, di una riserva di amore, di una riserva di generosità perché in tanti entrino nella sala dello sposo per fare festa, perché tutti entriamo con un po’ più di luce nel nuovo millennio. E l’olio è la Sapienza che nasce dal Vangelo. Sì, quest’olio non è lontano e neppure tanto costoso; anzi è dato gratuitamente. Abbiamo ascoltato quest’oggi dal libro della Sapienza: “Chi si leva di buon mattino non faticherà, troverà la sapienza seduta alla sua porta”. Sì, la Sapienza sta seduta accanto all’uscio del cuore di ognuno; basta prenderla con sé come compagna: essa ci darà nuove energie di amore, di saggezza, di intelligenza, di coraggio, di creatività.

AUTORE: Vincenzo Paglia