L’11 settembre ricorre l’ottocentonovesimo anniversario della traslazione del corpo di sant’Ubaldo. Per capire meglio il significato di questa ricorrenza tanto cara agli eugubini, abbiamo avvicinato il priore della Basilica di Sant’Ubaldo, padre Gianni Califano. Quale messaggio porta la festa della Traslazione nella comunità eugubina? ‘Questa festa è quella che, tra tutte le ricorrenze ubaldiane, ha il più grande valore liturgico. E’ un vero pellegrinaggio. Fin dal 1194, gli eugubini decisero di portare il corpo del Santo sul monte Ingino proprio per dare maggiore risalto a questa figura anche dopo la sua scomparsa. Guardando in su, il popolo eugubino si sentiva più protetto. E così la festa, anche oggi, si ripete per il perpetuarsi dello stesso bisogno di protezione’. Un sentimento forte che la collettività eugubina sente come proprio, e che solo da Dio per mezzo del santo Patrono (Santo della Riconciliazione e della Pace), può emanarsi nella nostra quotidianità. ‘Tra l’altro’, ha proseguito padre Califano, ‘l’11 settembre di quest’anno io compirò il mio primo anno di servizio qui in Basilica, perciò per me sarà un’occasione particolare’. Qual è il suo punto di vista sul sentimento che lega gli eugubini al loro Patrono? Devozione, amore profondo, rispetto, venerazione’ ‘Anche se l’aspetto più folcloristico e gioioso si esprime il 15 maggio, vi è un legame più profondo che si rinnova ogni giorno. Molta gente, tutto l’anno, viene in Santuario a pregare Dio o il Santo, per la guarigione di un caro o di un amico malato, oppure per una grazia ricevuta’. Qui arriva gente di tutte le età, proveniente da tutte le parti d’Italia’ ‘Infatti. Parecchie persone esprimono il desiderio di sposarsi o battezzarsi qui. Ad esempio, vengono coppie a pregare per la nascita di un figlio, oppure turisti che visitano Gubbio e, rimasti affascinati dal rapporto che lega gli eugubini al Santo, si fermano e lo venerano loro stessi. Tutto ciò è bellissimo, perché attraverso la preghiera a sant’Ubaldo si può progredire nel cammino di fede personale e comunitario’. Continua padre Califano: ‘Una delle attività riuscite positivamente quest’estate è stata la ‘compieta’ serale, alla quale ha partecipato con assiduità un gruppo di quaranta, cinquanta persone. Durante la giornata sono state lette alcune delle preghiere quotidiane proposte dai visitatori del Santuario’. Al giorno d’oggi, il legame religioso potrebbe affievolirsi? Se sì, perché? ‘Difficile rispondere. Chi vive lontano dalla fede, a meno che non prenda una batosta che lo converte, non viene in Basilica. Quello che posso dire è che qui arrivano coloro che cercano, talvolta, risposte più profonde ai fatti che accadono loro nella vita’.
La festa della Traslazione è un vero pellegrinaggio
A colloquio con padre Gianni Califano, priore della basilica di Sant'Ubaldo
AUTORE:
Giovanni Alessi