All’inizio della scorsa settimana l’arcivescovo di Perugia, mons. Chiaretti, di ritorno dalla visita ad limina dei vescovi umbri a Benedetto XVI, ha detto al Tg3 regionale: ‘Bisogna che fede e cultura vadano avanti insieme, perché non esiste ragione al mondo per la quale debbano andare avanti su strade divergenti’. Bene. Il connubio tra fede e cultura. La fede, oltre che difficile, è anche nubile. Questo matrimonio s’ha da fare. L’auspicio è sacrosanto, ma la sua realizzazione non è automatica. Nella vita della Chiesa, in passato, sono emerse molte ragioni che hanno spinto fede e cultura a mettersi l’una contro l’altra. Duellanti. Ci vediamo domattina, all’alba, dietro il castello del conte Icchese Ippsilonne. Scelga lei l’arma, please. Ad esempio nel 1864, quando nell’animo di Giovanni Maria Mastai Ferretti, piissimo sacerdote ed ex vescovo di Spoleto e di Imola, scoppiò il terrore che, anche solo ipotizzato, il connubio fra fede e cultura portasse la fede al tracollo mortale. Era lo stesso Pio IX che, sedici anni prima, da Papa fresco di giornata, si era improvvidamente abbandonato all’entusiasmo di quanti lo volevano alla testa dell’imminente unificazione dell’Italia. In quel 1864, anche se non ingiustificata, dominava la paura; e il Sillabo voleva essere l’antemurale (oggi diremmo ‘il muro di cemento armato’) contro la cultura moderna nel suo insieme. Con il Sillabo la separazione fra fede e cultura divenne divorzio. Fu così che’ Nel 1848, a Parigi, i proletari che avevano fatto la rivoluzione e saccheggiato Palais Royal, avevano risparmiato solo il Santissimo, e l’avevano trasferito a Notre Dame, processionalmente, litaniando con il cappello in mano, e tutt’intorno gli arredi della Cappella Palatina. Nel 1870 invece, al tempo della Comune di Parigi, in testa alla lista dei citoyens da fucilare subito i comunardi metteranno l’arcivescovo. E quando Pio IX morirà qualcuno, che non era poi un bandito di strada, tenterà di buttarne la salma nel Tevere, durante il frettoloso trasporto funebre antelucano, da San Pietro a San Lorenzo in Verano. Due episodi dolorosissimi, riconducibili ambedue al mancato connubio fra fede e cultura. Oggi forse rischiamo il pericolo opposto: il card. Ruini non ha certo torto quando ci mette in guardia sulla possibilità che il connubio segni la fine della nostra identità cristiana. Connubio difficile, dunque, ma irrinunciabile: la fede nubile rischia di diventare zitella. Ma ancora una volta sulla bocca del cristiano assume il sapore della verità la frase che troppo spesso usiamo ripetere in chiave tutta paradossale: ‘L’impossibile lo facciamo subito, per i miracoli ci vuole un po’ più di tempo’.