Il “traguardo molto importante”, raggiunto con la delibera della Giunta regionale che dà il via libera alla fecondazione in vitro eterologa in Umbria, è – contrariamente a quanto affermato dalla presidente Catiuscia Marini – il segno dell’incapacità, anche degli amministratori umbri, di leggere la realtà e di utilizzare il danaro pubblico per rispondere alle reali necessità sanitarie della popolazione, anziché adeguarsi agli input ideologici e di moda che provengono dalle lobby cui loro sono maggiormente sensibili e molto fedeli.
È vero che oggi la Medicina è in grado di dare risposte positive alla sterilità e infertilità di coppia, ma non è sicuramente la fecondazione artificiale omologa e/o eterologa la vera risposta a questa pur dolorosa patologia.
È bene ricordare che le tecniche di fecondazione artificiale in vitro non possono essere considerate terapie della sterilità e infertilità di coppia, perché non sono in grado di rendere fertile la coppia sterile curando la patologia che ne è la causa; e neanche possono essere considerate alla stregua di protesi perché, contrariamente alle protesi, non restituiscono la funzione alterata, cioè la capacità procreativa. Sono solamente tecniche alternative di produzione umana, conosciute in zootecnia già alla fine del Settecento, e che oggi si ritiene una conquista civile applicare anche all’uomo!
I veri dati
Fatta questa necessaria premessa, cerchiamo di capire il senso delle affermazioni della Governatrice umbra: “Un documento che ha un profilo medico-scientifico di notevole qualità e che pone al centro i diritti delle coppie. Anche in Umbria, dunque, potrà essere praticata gratuitamente la fecondazione eterologa all’interno del Servizio sanitario nazionale, con tutte le garanzie di sicurezza e qualità che la sanità pubblica assicura”. Non so a quale profilo medico-scientifico faccia riferimento, ma, se la bontà di una tecnica si valuta dai frutti, mi sembra che il profilo di queste tecniche di produzione umana sia molto basso. Basta leggere attentamente i dati forniti il 30 giugno scorso dal Ministro della Salute, nel quale è detto chiaramente che su 105.324 embrioni trasferiti in utero (il 60,75% degli embrioni prodotti in laboratorio), solo 8.127 (il 14,92%) arriva alla nascita!
La Governatrice ha affermato con onestà che la delibera pone al centro i presunti “diritti della coppia”, ma forse non sa che solo il 14,92% delle coppie trattate riesce ad avere uno o più figli in braccio, e che il 90,68% degli embrioni trasferiti in utero, cioè 95.506 bambini, sono stati sacrificati per far nascere nel 2012 i loro 9.818 fratellini. È evidente che gli embrioni, la cui dignità umana non può essere messa in dubbio, non sono al centro dell’attenzione dei nostri Amministratori, perché anche loro li considerano come oggetti che si possono produrre a piacimento e, se non sono graditi, rifiutare, eliminare con l’aborto volontario (99 nel 2012) o scartare in laboratorio.
Inaccettabile
Ci vuole una grande spudoratezza solo a pensare d’inserire queste tecniche nei Lea – Livelli essenziali di assistenza, se si tiene presente che non sono una terapia, che hanno un’efficacia bassissima, che hanno un costo elevato, e che producono sequele psico-patologiche nella stragrande maggioranza delle coppie (più dell’85%) che non riescono a coronare il loro desiderio dopo essersi esposte a tanti sacrifici, rischi e spese.
Inoltre, anche dal punto di vista di giustizia sociale è inaccettabile sprecare il denaro pubblico per ciò che non è terapia, mentre anche i meno abbienti sono costretti a pagare per esempio il paracetamolo, un farmaco usato per il mal di testa, che ha un’accertata e documentata efficacia terapeutica; e i cittadini umbri – in particolare quelli più disagiati – sono costretti a lunghe attese di mesi e talora più di un anno per esami diagnostici importanti (Tac, Rm, mammografia, Doppler venosi e arteriosi, ecografie…) o per visite specialistiche.
Per quanto riguarda la gratuità, che già in parte scompare in Umbria con il rimborso delle giornate lavorative, dubito fortemente che si possano trovare donne generose che per 5-10 volte si sottopongano a bombardamenti ormonali e prelievi degli ovociti gratuitamente per far arricchire i Centri o gli operatori di fecondazione artificiale.
Mi auguro che siano più attenti al bene comune e al rispetto della dignità e della vita anche degli innumerevoli embrioni i parlamentari, ma l’aria che tira non sembra quella buona.