Il mondo della scuola non comprende soltanto studenti e personale, docente e non. C’è una terza componente fondamentale: la famiglia. Raramente però ci si chiede davvero quale sia il suo ruolo nella scuola. Lo abbiamo chiesto ad Anna Piazza, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori) di Perugia.
Qual è il ruolo dei genitori nella scuola?
“L’ingresso dei genitori nella scuola risale a una ventina di anni fa con la legge Bassanini del 1997, che ha introdotto l’autonomia negli istituti, ovvero la libertà gestionale dei vari plessi per avere maggior possibilità di scelta e di adeguamento alle esigenze del territorio. Questo ha dato anche ai genitori la possibilità di partecipare ai vari Consigli di classe, di Circolo, di istituto, votando rappresentanti e costituendo comitati. La ‘Buona scuola’ ha riconfermato questa linea, permettendo ai genitori di esprimere pareri e presentare proposte in merito al Piano dell’offerta formativa”.
Queste le norme. Nei fatti la partecipazione è così attiva?
“In realtà, no: nel tempo abbiamo trovato non pochi ostacoli. Non è facile entrare nella scuola, un mondo complesso e regolato da norme e linguaggi propri. La sfida per i genitori è entrarvi come gruppo e non semplicemente come singoli ‘papà o mamma di…’, anteponendo l’obiettivo della centralità dell’educazione alle singole differenze di esperienze e orientamenti politici, religiosi e ideologici”.
Sono molti i rappresentanti e i comitati dei genitori presenti nelle scuole perugine?
“Non molti. Per i rappresentati, è molto difficile trovare genitori disposti a prendersi l’impegno, specialmente nelle scuole superiori di primo e secondo grado. Anche i comitati esistenti sono pochissimi; in due anni siamo riusciti a costituirne alcuni, ma con grande fatica”.
Come mai?
“In primis perché non sono visti bene dalle scuole, che quindi non ne incentivano la formazione. Le scuole stanno vivendo un momento difficile, sono oberate di lavoro e strette tra la necessità di alzare il livello sulla base di standard europei e le sfide dell’inclusione. I genitori dovrebbero rendersene conto e dimostrare maturità, cercare di creare un clima collaborativo, ma non sempre avviene. L’altro problema è che sono pochi i genitori disposti a prendersi l’impegno, e quelli che ci sono spesso faticano a capire il linguaggio e i tempi tecnici della scuola. Anche per questo le alleanze con gli insegnanti sono preziose per farsi guidare e capire gli spazi dove inserirsi. Infine, occorre una riforma degli organi collegiali della scuola che dia un reale spazio ai genitori. Specialmente per noi genitori cristiani, la scuola deve essere un luogo dove abitare, dove evangelizzare. Noi come Chiesa abbiamo tanto da dire sull’educazione dei nostri figli”.