La droga fa da padrona

Dilaga l'uso di stupefacenti. A tutte le età

Il flagello degli stupefacenti non risparmia neppure quelle che si sperava fossero realtà privilegiate. Statistica e cronaca alzano il velo su una situazione decisamente preoccupante. Cresce, ad esempio, il numero di coloro che per tirarsi fuori dalla schiavitù della droga ricorrono al Servizio territoriale (Sert), che ha competenze sui Comuni di Gubbio e Gualdo Tadino. I dati forniti dalla dott.ssa Paola Biraschi, direttore del distretto ‘Alto Chiascio’, parlano un linguaggio crudo. Il numero degli utenti nel 2007 è salito a 175 (153 maschi e 22 femmine) con un aumento di 44 unità rispetto all’anno precedente; di questi ben 34, di cui 28 provenienti da altre realtà, non si erano mai avvicinati al servizio. Vanno poi aggiunti coloro che nel corso dell’anno sono stati segnalati alla Prefettura (42). L’età media degli utenti ‘storici’, in carico cioè da anni, è di 33 anni, ma quella dei nuovi arrivati si è abbassata a 29. È allarmante che tra i pazienti ci siano quindicenni, ma è comunque preoccupante l’elenco della classi di età maggiormente coinvolte: le più nutrite sono quelle tra i 20-29 anni (56), 30-39 (68), 40-49 (27), 50-55 (6). Tutte le età, insomma, appaiono a rischio con l’eroina a far da padrona (121), ma con la cocaina (33) ad aver registrato il più alto indice di incremento. Chi la usa – spiega la dott.ssa Biraschi – la considera come un ausilio indispensabile per migliorare la propria esistenza, non per fuggire da qualcosa. In questo caso il trattamento è più delicato, perché non può disporre di ausili farmacologici, contrariamente ai 120 che possono usufruirne. Infatti sono 30 coloro che si aggrappano alle risorse del ‘psicosociale’. Alla cannabis hanno fatto ricorso 17 persone. La gran parte degli utenti del Sert ha il diploma di scuola media inferiore (109), molti quello delle superiori (48); ci sono anche quattro laureati; 92 hanno un regolare impiego, 20 sono studenti, 26 sottoccupati e 32 disoccupati. Molti coloro che accusano conseguenze di natura psichica, mentre 6 sono risultati sieropositivi Hiv, 52 affetti da epatite C, ma 9 hanno seguito con esito favorevole il protocollo di cura della Infettivologia di Perugia. Sono stati 14 coloro che hanno passato un periodo in comunità terapeutiche. ‘Questo – sostiene la dott.ssa Biraschi – deve essere però un momento del trattamento, non la sua soluzione. È importante non far uscire il paziente dal suo ambiente’.

AUTORE: Giampiero Bedini