di Silvia Rossetti
Il consumo delle cosiddette “droghe leggere” tra gli adolescenti registra un costante e preoccupante aumento. In cima alla classifica dei consumi è la cannabis, utilizzata da quasi un terzo della popolazione studentesca tra i 15 e i 19 anni.
C’è consapevolezza rispetto agli effetti collaterali e ai danni che determinano queste sostanze? Poca, anzi pochissima. Circola la convinzione che si tratti di droghe “leggere”, ma queste sostanze inducono nel cervello danni irreversibili. La cannabis causa problemi nell’apprendimento e nella memoria, altera significativamente i riflessi di chi guida vetture o moto. Predispone, inoltre, al consumo di altre droghe. Tra i giovani sembra inoltre molto diffuso il cosiddetto policonsumo: le sostanze si associano tra di loro o con bevande alcoliche o farmaci, generando mix pericolosissimi.
Sistema di prevenzione non adeguato
Il sistema di prevenzione e contrasto all’utilizzo di queste droghe purtroppo non è adeguato, e spesso i genitori non si accorgono neppure che i figli stanno facendo uso di stupefacenti, che costano relativamente poco e sono reperibili anche sul Web.
Molti ragazzi sono in grado di produrre anche droghe fai-da-te, come la purple drank, che si ottiene mescolando il contenuto di un flacone di sciroppo per la tosse a base di codeina (un oppiaceo analgesico) con una bevanda gasata. La bibita viola che ne esce offre una sensazione di vaghezza e liquidità mentale. In pratica, una sorta di sedazione diffusa. Forte pare il suo legame con la musica trap, genere molto popolare tra gli adolescenti.
Perché i giovani hanno bisogno di sballo?
Ma perché i nostri giovani hanno così tanto bisogno di “sballo”? Sarebbe troppo semplicistico affermare che gli adolescenti di oggi equivocano profondamente il senso del divertirsi, confondendolo con tutto ciò che è eccesso. In realtà, trap e purple drank sembrano abbracciare il medesimo ‘buco nero’ insito nella nostra società in crisi. Per comprendere il disagio, occorre andare alla radice della sua manifestazione.
Il “poliabuso” sembra assicurare il contenimento degli stati emotivi
Gli esperti dicono che alla base del consumo di droghe vi è la necessità di manipolare i propri stati d’animo. Il “poliabuso” pare assicurare il contenimento degli stati emotivi. Le emozioni terrorizzano perché i nostri giovani non sono preparati a gestirle. Esse confluiscono in un indistinto sentimento di angoscia, che purtroppo non è soltanto giovanile. Anzi, è il retaggio di una società scarnificata e priva di senso, terrorizzata dai propri limiti, insicura e incapace di contenere i fallimenti. Alla base di tutto un profondo senso di mancanza che fa da humus al fiorire del disagio. Poi, certo, alla radice di queste dipendenze c’è anche il desiderio di sentirsi parte di un gruppo.
Come arginare tale deriva?
Cosa fare per arginare questa deriva? La prevenzione dovrebbe iniziare prestissimo, visto e considerato che l’età dei consumatori si sta pericolosamente abbassando. Sappiamo bene come, soprattutto in certi ambienti degradati, il consumo si saldi al piccolo spaccio, che procura denaro apparentemente facile e una sorta di posizione di potere all’interno delle piccole comunità. A scuola bisognerebbe avviare percorsi strutturati di educazione alla salute, all’interno dei quali inserire programmi efficaci e concreti di contrasto all’assunzione delle droghe. La pratica sportiva potrebbe rappresentare un valido supporto. Il coinvolgimento delle famiglie in questi percorsi dovrebbe essere essenziali, ma anche quello delle forze dell’ordine, del territorio, della politica.