L’8 dicembre abbiamo festeggiato l’Immacolata Concezione di Maria, festa molto sentita e amata dal popolo cristiano. Dio ha posto al vertice dell’umanità una giovane donna, umile e santa. Le nostre parrocchie, incominciando da cattedrale e concattedrale, hanno tante chiese dedicate a lei. Le feste più sentite e partecipate sono quelle dedicate alla Madre di Dio; i santuari maggiormente frequentati in ogni latitudine, sono dedicati alla Madonna.
Ma spesso non siamo attenti e non consideriamo che Maria santissima è una donna . Le donne sono la forza delle nostre parrocchie, le più praticanti, sono quelle che servono con maggior dedizione le comunità e sono sempre disponibili a compiere servizi nel nascondimento. Senza di loro, la vita ecclesiale si risolverebbe a ben poca cosa. Certamente le donne sono cambiate, il cristianesimo ha contribuito lungo i secoli alla loro emancipazione; oggi occorre aprire gli occhi e comprendere che nella società hanno acquisito ruoli fino a qualche anno fa inimmaginabili.
Anche nella Chiesa dobbiamo essere attenti e considerare sempre meglio il loro apporto sapendole valorizzare. Non è un rincorrere le mode, è il Vangelo che che ce lo dice. Gesù non aveva solamente i dodici apostoli, ma – cosa inaudita per quei tempi – lo seguivano anche un grup- po di donne, e sono state loro per prime ad annunciare la Risurrezione.
Siamo tutti giustamente preoccupati per il notevole calo delle vocazioni al sacerdozio, ma è molto grave anche la situazione delle comunità femminili. In diocesi, oltre ai cinque monasteri di clausura, ci sono una ventina di comunità di religiose di vita attiva. Inoltre abbiamo alcune consacrate nell’ Ordo virginum e altre giovani donne si stanno preparando alla consacrazione per servire Cristo e la Chiesa.
È urgente essere attenti a queste realtà: sono persone che hanno consacrato tutta la loro vita a Dio e al servizio del prossimo. Nella Chiesa non conta solamente quello che fa il prete o il diacono, ma tutti hanno uguale dignità, e quello delle religiose è un apporto indispensabile.
La diocesi ha intrapreso un rinnovamento e spinge i fedeli alla “nuova evangelizzazione”; per fare questo occorre coinvolgere sempre più donne per rinnovare le nostre comunità. Non è questione di “quote rosa”, è questione di ascolto, e di saper valorizzare tutti le componenti del popolo di Dio. Il magistero della Chiesa ci invita a fare ciò già da molti anni. Non dimentichiamo che uno dei simboli più forti del cristianesimo degli ultimi secoli è un donna, santa Teresa di Calcutta.
Una scia di grande santità che inizia da Maria, e attraversa tutte le epoche con figure di donne che hanno raggiunto i vertici del rapporto spirituale con Dio.