Mercoledì scorso, al termine dell’assemblea annuale del clero che si è tenuta a Roccaporena di Cascia dal 14 al 16 giugno, l’Arcivescovo ha reso pubbliche le decisioni prese – con decreti in data 11 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù – relative alla presenza del clero nelle parrocchie, agli uffici di Curia e al territorio diocesano. Mons. Luigi Piccioli è stato confermato vicario generale. Sarà anche moderatore della Curia diocesana, arciprete della basilica cattedrale di Spoleto e priore di S. Gregorio Maggiore, sempre in città. Nell’articolo in fondo alle due pagine sono pubblicate tutte le nomine, suddivise per vicarie. Tutti i provvedimenti diverranno effettivi dal prossimo 15 agosto, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo. Parliamo con l’arcivescovo Renato di questa riorganizzazione della Chiesa di Spoleto-Norcia. Eccellenza, partiamo dalla riconferma di mons. Luigi Piccioli a vicario generale. Possiamo dire un segno di continuità. “Certo. Mons. Piccioli mi è stato prezioso collaboratore fin dal mio arrivo in diocesi, e in questi mesi ho avuto modo di apprezzarne la prudenza, la sapienza e la lealtà. Gli ho chiesto perciò di continuare accanto a me il servizio di vicario generale che già aveva svolto con mons. Fontana. Sono certo che con il suo aiuto e consiglio mi sarà meno difficile e gravoso il compito di guidare e governare, proprio del Vescovo”. Tanti trasferimenti di sacerdoti per una migliore organizzazione della pastorale sul territorio. Cosa si sente di dire ai suoi preti che – magari dopo tanti anni in una parrocchia o in età già avanzata – hanno accettato il nuovo servizio che ha chiesto loro? “Innanzitutto un sincero ringraziamento: sono stato ammirato e commosso dalla disponibilità e generosità manifestata da molti di loro di fronte alla proposta di ‘ricominciare’. Questo atteggiamento costituisce un vero patrimonio per la nostra Chiesa, e dice la qualità del nostro presbiterio diocesano. L’urgenza dell’evangelizzazione pone tutti indistintamente di fronte a nuove responsabilità, e il peso dell’an- nuncio grava sulle spalle di tutti: che cosa potrebbe fare un vescovo senza i ‘suoi’ preti? E poi una parola di incoraggiamento a nome della Chiesa all’inizio di un nuovo capitolo della loro vita: siano coscienti sempre della bellezza e della misteriosa fecondità del loro ministero di veri collaboratori di Dio nell’opera della salvezza”. Come ha proceduto? “Nell’ascolto e nella ricerca comune sono state esaminate situazioni e circostanze, valutate proposte, ipotizzate risposte, con un unico intento: ricercare e promuovere il bene di tutti, dei preti, dei fedeli, della diocesi. Di fronte alle esigenze rilevate si è trattato di operare una scelta difficile e coraggiosa: lasciare tutto così come sta e dedicarsi alla cosiddetta ‘pastorale di conservazione e contenimento’, o mettere in atto alcuni cambiamenti che, a cascata, ne avrebbero provocati necessariamente altri. Dopo aver pregato e chiesto il parere di persone sagge e prudenti, ho scelto la seconda strada, certamente più ardua e rischiosa. Si è giunti così a un insieme di provvedimenti e trasformazioni che richiedono, insieme con qualche sacrificio, la partecipazione e il coinvolgimento intelligente di tutti”. Santuario di Roccaporena: lei si è riservato il titolo di parroco e rettore del santuario, inviando al paese natale di santa Rita il canonico don Vincenzo Alimenti. Sono in cantiere modifiche all’Opera di Santa Rita? “L’Opera di Santa Rita ha svolto un grande servizio all’accoglienza dei pellegrini e all’educazione delle giovani generazioni, coordinando la grande generosità dei devoti della nostra Santa. La benemerita attività finora realizzata richiede un’attenta valutazione e un adeguamento alle nuove esigenze: ho dunque ritenuto opportuno di non nominare per il momento un parroco-rettore, impegnandomi a seguire in prima persona le varie fasi del processo”. Un pensiero alla gente della sua Chiesa, chiamata anch’essa a rinnovarsi con i nuovi parroci.“Come per i sacerdoti il cambiamento di ministero e il trasferimento di sede richiede generosità, sacrificio e voglia di ‘mettersi in gioco’, così anche per i fedeli l’avvicendamento dei parroci significa distacco, accoglienza e disponibilità a ricominciare. Li ringrazio per il sostegno e l’amicizia che hanno assicurato ai loro preti, e domando loro di accogliere i nuovi pastori con animo aperto e libero da ‘retro-pensieri’, coscienti che nel prete che il Vescovo invia a servire la comunità è lo stesso Signore Gesù che viene a visitare il suo popolo”.
La disponibilità dei preti a “ricominciare”
Diocesi. Intervista all’arcivescovo Boccardo
AUTORE:
Francesco Carlini