Sinodo diocesano, ultimo atto. A due anni esatti dalla convocazione (24 settembre 2006), si è concluso domenica scorsa (28 settembre 2008) in cattedrale. È stato il primo del nuovo millennio e il primo dopo il Concilio Vaticano II. L’ultimo si era svolto nel 1942, per volontà dell’arcivescovo Giovanni Battista Rosa; durò tre giorni e fu riservato ai soli preti. Alla celebrazione decine i sacerdoti presenti, insieme ai vescovi Gualtiero Sigismondi, di Foligno – finora vicario e segretario generale del Sinodo – e Thomas Musa, di Zomba nel Malawi. Firmato il decreto di promulgazione dei documenti sinodaliHa presieduto l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti che, dopo l’omelia, insieme ai due vescovi presenti, ha firmato il decreto di promulgazione dei documenti sinodali. Il decreto dice tra l’altro: ‘Abbiamo fermato la nostra attenzione sulla consegna che il servo di Dio papa Giovanni Paolo II, nella sua memorabile visita a Perugia il 26 ottobre 1986, dette profeticamente alla nostra Chiesa, e cioè avviare una ‘nuova evangelizzazione’ che nelle parrocchie riguardasse in particolar modo le famiglie, i giovani, il mondo della cultura. Abbiamo accolto l’invito cercando di tradurlo in iniziative che saranno prese gradatamente nel corso del tempo’. La firma del decreto è stata suggellata da un lungo applauso, che si è levato da ogni angolo dell’assemblea. L’omelia dell’ArcivescovoE proprio il tema della nuova evangelizzazione è stato al centro dell’omelia dell’Arcivescovo: ‘Tutta la comunità cristiana ‘ ha detto il presule ‘ si senta coinvolta in quest’opera di ricristianizzazione: questa stagione, apparentemente irridente e difficile, è invece una stagione propizia, come ha osservato papa Benedetto al termine del suo viaggio in Francia. È illusorio pensare che un popolo, ed anche ogni uomo e ogni donna, possa vivere senza Dio: sarebbe come vivere senza respirare. Prima o poi si va alla ricerca dei surrogati di Dio, che non rispondono però ai bisogni primari dello spirito. L’intera Chiesa deve aver coscienza di questa chiamata alla missionarietà e favorirla in ogni modo’. Un Sinodo, dunque, di carattere prettamente pastorale; una riflessione ad ampio raggio sulla condizione della società e della Chiesa all’inizio del terzo millennio, dettata dalla necessità di riproporre la fede cristiana con ‘nuovi metodi e nuovi linguaggi’. Futuri preti e diaconiDurante la celebrazione, una nota di vivacità ecclesiale: l’ammissione agli ordini sacri di due seminaristi, Alessandro Segantin e Francesco Verzini; e l’ammissione al diaconato permanente di tre uomini sposati: Pietro Varone di Ponte Felcino; Ferdinando Ricci, della parrocchia di San Martino in Campo; Vincenzo Genovese, della parrocchia di Solfagnano. Mentre il seminarista Angelo Pitaqui, del Kosovo, è stato ammesso al ministero del lettorato. Suoni e voci del MalawiUn rito molto ricco e variegato, con una bella animazione anche da parte dei ragazzi del Malawi, che hanno danzato durante la processione offertoriale, accompagnati da canti tradizionali africani. Affidati alla Madonna delle GrazieDopo la comunione, in una cattedrale ormai gremita, l’Arcivescovo si è portato davanti all’immagine della Madonna delle Grazie per recitare la preghiera di affidamento, composta dal vescovo Gioacchino Pecci in occasione della proclamazione del dogma dell’Immacolata. Tornato sul presbiterio, ha intonato il Te Deum, in segno di ringraziamento per il felice esito del Sinodo ed ha chiamato davanti all’assemblea i catechisti presenti, in rappresentanza dei 1700 impegnati nelle parrocchie della diocesi, per conferire loro il ‘mandato’ per un servizio che svolgono in nome della Chiesa. In processione con san CostanzoMolto suggestiva la processione che si è svolta al termine della celebrazione eucaristica per riportare l’urna con le reliquie di san Costanzo nella chiesa a lui dedicata. Il sacro corteo era aperto dai membri delle confraternite con gli stendardi, seguivano i religiosi e le religiose, poi i sacerdoti, i vescovi, quindi l’urna con le reliquie, di seguito una fiumana di popolo con i lumi accessi. Dalla cattedrale fino all’areola del santo patrono c’è voluto più di un’ora e mezzo, per un cammino scandito dai canti e le litanie dei santi, perugini e umbri, che hanno accompagnato il lento incedere. Un po’ come nel 1609, quando analoga processione, voluta dal vescovo di allora Napoleone Comitoli, accompagnò la traslazione dei corpi di sant’Ercolano, Pietro abate e Bevignate: era il 17 maggio. L’urna di san Costanzo, di forma ovale e di gusto neoclassico è di bronzo dorato, con la scritta ‘1824’ in caratteri romani, cioè la data dell’ultima ricognizione, voluta dal vescovo Carlo Filesio Cittadini. In questa occasione l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, non ha ritenuto opportuno riaprire l’urna. Le reliquie sono tornate ‘a casa’ Giunta la processione a San Costanzo, s’è svolta una breve cerimonia sul sagrato, non potendo tutta la gente entrare in chiesa. I tre Vescovi hanno rivolto parole di saluto e di ringraziamento a quanti avevano partecipato al sacro pellegrinaggio, poi l’urna è stata portata nella chiesa, fresca di restauri, e collocata sotto il nuovo altare, consacrato il giorno prima dal neo vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi. L’Arcivescovo ha asperso la chiesa con l’acqua lustrale e ha poi benedetto i fedeli, tutti ammirati per l’ottimo restauro del santuario del patrono, che presto, per volontà di monsignor Chiaretti, riceverà il titolo di basilica minore.
La diocesi ritrova il santo patrono
Diocesi. Si è chiuso il Sinodo: il primo celebrato a Perugia dopo il Concilio Vaticano II
AUTORE:
Amilcare Conti