La diocesi di Orvieto-Todi si prepara al Giubileo delle famiglie (2014)

DIOCESI. Incontri di preparazione al Giubileo delle famiglie, che sarà celebrato nell’aprile del 2014
Da sinistra don Sargeni, don Marconi, Ivano e Maria Teresa Corrieri
Da sinistra don Sargeni, don Marconi, Ivano e Maria Teresa Corrieri

Nell’aprile 2014 (la data precisa verrà stabilita a breve) si svolgerà ad Orvieto per tutte le famiglie, in particolare per quelle della diocesi di Orvieto-Todi, il Giubileo della famiglia.

L’Ufficio diocesano che si occupa della pastorale per la famiglia, guidato da don Marcello Sargeni, ha pensato – dopo essersi consultato con il vescovo mons. Tuzia – di proporre alle famiglie un cammino di preparazione a tale evento, per viverlo con maggiore consapevolezza ed intensità. Questo cammino prevede alcune tappe, la prima delle quali si è svolta domenica 3 marzo presso il convento di Montesanto di Todi con inizio alle ore 16.

L’incontro ha avuto due momenti: il primo di approfondimento e di riflessione, il secondo di preghiera ed adorazione.

Don Nazzareno Marconi, rettore del Seminario regionale di Assisi, ci ha intrattenuto per un’ora e mezzo sul tema “Il Giubileo ‘anno di grazia del Signore’”. Profondo conoscitore della Sacra Scrittura, ha illustrato, con un linguaggio semplice, il significato ed il valore del Giubileo nella Bibbia.

Partendo dal capitolo 25 del Levitico ha illustrato come tutto graviti attorno al significato dello Shabbat, cioè “fermarsi”: fermarsi dalle attività per dare valore alle cose che contano. Ogni sette giorni l’uomo si deve fermare, si riposa e con lui si riposa la donna, lo straniero, lo schiavo e gli animali; anche Dio si è “riposato” al settimo giorno.

Ogni sette anni anche il campo riposa e non va coltivato. Anche il creato va rispettato e non sfruttato, la terra è di Dio, l’uomo ne è solo il custode. È l’anno sabbatico!

Ogni sette anni sabbatici, cioè ogni 50 anni, si celebrerà un evento particolare, “il giubileo”, un anno di riposo e di libertà: l’uomo non lavorava, la terra non veniva coltivata, chi era divenuto schiavo ritornava libero alla propria famiglia, i terreni, le proprietà, ritornavano al precedente proprietario e si praticava una equa ridistribuzione (anche se questo ideale non è mai stato del tutto applicato in concreto).

Tutto ciò con un profondo significato, molto attuale: il lavoro è un valore, ma non si vive solo per lavorare; la terra è proprietà di Dio, l’uomo ne è il custode, la deve custodire e non sfruttare; “Dio provvede”, negli anni in cui la terra non viene coltivata, a mantenere il suo popolo; va praticata la giustizia come equità nella distribuzione dei beni; per non aver rispettato questo progetto di Dio, l’uomo si pente e chiede perdono a Dio.

Don Nazzareno ha quindi proposto interessanti ed affascinanti riferimenti ed agganci di questi valori ad alcuni momenti della celebrazione eucaristica.

E per tutti i presenti il Giubileo ha, ora, un valore del tutto diverso, è un “momento di grazia” che il Signore ci sta facendo dono di vivere. Spetta a noi accoglierlo.

L’incontro non poteva avere una conclusione migliore con un’ora di adorazione e preghiera davanti al Santissimo, condotta da una famiglia. Un augurio a tutti di un fecondo anno giubilare e un arrivederci alla prossima tappa: 28 aprile a Montesanto alle ore 16.

AUTORE: Maria Teresa Ivano Corrieri

1 COMMENT

  1. Per la Gente Martana, evangelizzata di Vescovi San Terenziano e San Felice al Santo Vescovo Felice, la famiglia, costituita con l’unione vitale di un uomo ed un donna e finalizzata alla nascita ed alla formazione dei figli, é l’unità elementare di ogni forma di socialità umana e deve convivere le altre forme di socialità ma non può essere confusa con esse senza alterare la vita dell’umanità: la sua conoscenza, difesa e tutela non è pertanto un’imposizione della religione Cristiana ed una limitazione della libertà ma deve essere alla base di ogni Diritto positivo, in ogni civiltà ed in ogni parte del Mondo. Pertanto questa fede vissuta é basata sulla Verità universale e non su un Dogma Ecclesiastico per cui deve essere accettata per ragione e non contestata come un imposizione un imposizione confessionale..

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