Non ci può essere identificazione tra “Chiesa” e “struttura”. Una tale impostazione porterebbe la Chiesa a diventare una realtà più sociologica che un’ispirazione vivente, anche se le strutture sono una mediazione necessaria perché il Vangelo possa inserirsi nel tessuto umano. La Chiesa ha dovuto rispondere a diverse esigenze pastorali e darsi continuamente nuovi modi di presenza nel territorio.
Con l’imperatore Teodosio (380 d.C.), molti si convertono anche nei vici, e nei pagi (villaggi) si creano gruppi di credenti. I vescovi iniziano a inviare, a questo embrione di quello che saranno le parrocchie, dei “presbiteri visitatori”, come si comprende da una lettera di papa Innocenzo (anno 400) a Decenzio, vescovo di Gubbio.
Non tutto funziona perfettamente, non sempre si trovano presbiteri sufficienti e adatti a questo genere di ministero che richiedeva spostamenti difficili e sottraeva il tempo al lavoro (i presbiteri spesso avevano famiglia e si mantenevano con le proprie mani). Comunque è un periodo in cui le Chiese si espandono anche nelle campagne ed emergono figure di vescovi molto attivi e presenti, come Cresconio di Todi.
L’ingresso di molti nella Chiesa e il conseguente calo della qualità, con il pericolo della mondanità, ora che lo Stato protegge e favorisce la fede cristiana, fa nascere in alcuni il desiderio di una vita più elevata, di una fede più pura: è l’inizio del monachesimo. Le sante Degna e Romana, che hanno il loro sepolcro a Todi, sono le antesignane di un movimento che svilupperà nel futuro. Nel VI secolo quelle strade che erano state percorse dai primi cristiani divennero le vie percorse dai barbari; la guerra greco-gotica fa scomparire le diocesi nate lungo la strade consolari, oggetto di facile conquista. Scompare il Vicus ad Martis lungo la Flaminia, e con l’invasione prima dei Visigoti e poi dei Longobardi termina anche la diocesi di Bolsena.
La romana Volsinii, posta lungo la via Cassia, aveva una comunità cristiana formatasi con molte conversioni anche di persone ragguardevoli, come ci testimoniano le inscrizioni delle catacombe sorte intorno al sepolcro della martire Cristina. Il vescovo Candido trasferisce la sede episcopale a Orvieto, luogo munito di difese naturali. A Todi durante la guerra gotica il vescovo san Fortunato è l’autorità di riferimento per le popolazioni stremate e decimate. Oltre le guerre ci sono anche problemi ecclesiali: mancanza di vocazioni, dissidi interni e lunghe “vacanze” delle sedi vescovili. Le diocesi in crisi sono affidate ai vescovi “viciniori” come visitatori; il fenomeno, iniziato nel sec. VI, termina definitivamente tra il sec. VIII e IX con il completo inglobamento di queste diocesi in altre realtà diocesane.