giovedì, 6 Febbraio 2025
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La dignità umana non ha età

Attività ricreative in un centro anziani

Il Parlamento europeo ha designato il 2012 come Anno europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni. C’è materia per riflettere: in Europa 87 milioni di persone superano i 65 anni (il 17% della popolazione). Molte le iniziative. Una recente in Umbria organizzata dall’istituto di Gerontologia e geriatria dell’Università di Perugia, dalla Società italiana di medicina generale e dalla Conferenza episcopale umbra. Molti presenti il 30 novembre nell’aula magna dell’Università ad ascoltare i due esperti: Antonio Golini dell’Università La Sapienza e Maria Concetta Vaccaro del Censis. Quattro sessioni di dibattito con esperti dell’assistenza sanitaria pubblica e privata, di luoghi di cura e del terzo settore. Per la Ceu sono intervenuti mons. Mario Ceccobelli vescovo di Gubbio e mons. Vincenzo Paglia presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Tante le riflessioni e le proposte, opportunamente calate sulla realtà nazionale e umbra. Altra riflessione fatta: l’assistenza socio-sanitaria degli anziani. Tante cose dette. Accenno brevemente a una. In Umbria i ricoveri ospedalieri degli anziani sono in costante crescita (il 40% degli ultraottantenni, più di uno l’anno). Il ricovero in ospedale dell’anziano spesso è a rischio. Dall’accesso al Pronto soccorso alle cure prestate spesso si opera secondo una visione superata: si considera la malattia anziché la fragilità dell’anziano. L’ospedale deve rimodularsi sulla cronicità e non più dimettere l’anziano dopo pochi giorni senza sapere poi quello che accadrà. Occorre invece costruire una rete di servizi che assicuri una effettiva presa in carico e la continuità delle cure, senza spostare sul territorio il modello ospedaliero: più prevenzione, assistenza domiciliare integrata, riabilitazione ecc.

In Umbria le cose non vanno come dovrebbero andare. Esplicito è stato l’intervento di Emilio Duca, direttore regionale Salute e coesione sociale della Regione dell’Umbria. Occorrono scelte coraggiose e anche dolorose – ha sostenuto -. Occorre rimodulare l’offerta troppo “ospedalocentrica” con la domanda dei servizi. Si hanno troppi piccoli ospedali. Servono invece politiche globali per la salute improntate più sulla prevenzione e riabilitazione. In tale direzione è essenziale l’apporto del terzo settore. Molte le esperienze presentate: Residenze protette progettate su misura degli anziani con tecnologie atte a migliorare la qualità della vita in casa, villaggio famiglia (La Spezia), i condomini solidali (Torino, Milano). Citate le esperienze di Le Querce di Mambre e Villaggio Santa Caterina di Perugia. Efficace l’intervento, in sostanza conclusivo del convegno, di mons. Paglia. Il suo approccio è stato di natura culturale e pastorale. “L’Italia è diventata un Paese di vecchi più che per vecchi” ha esordito. La vecchiaia è diventata come una nuova povertà. La solitudine accomuna tante persone anziane. Occorre un processo di riempimento della vita. Serve vera prevenzione, che non riguarda solo la salute: s’invecchia come si è vissuti. C’è bisogno di uno scatto morale per recuperare il senso dell’esistenza. Insieme alle cure, conta più sapere di essere amati e desiderati. Bene fa la Chiesa a prestare attenzione ai giovani. È necessaria allo spesso tempo una riflessione pastorale sugli anziani, specie se non-autosufficienti, i quali devono poter restare a casa loro ed essere motivati a essere spiritualmente attivi, a valorizzare, per esempio, il maggior tempo disponibile per la preghiera come grande intercessione. “La Chiesa, la società – ha concluso mons. Paglia – hanno bisogno di anziani che pregano, perché l’età anziana è data per questo”.

 

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