Benedetto XVI non ha fatto in tempo a sviluppare una grande dimestichezza con l’Africa. Due sono stati i suoi viaggi nel Continente africano: nel 2009 in Camerun e Angola, e nel 2011 in Benin, per il lancio del documento Africae munus sul secondo Sinodo africano. Il Papa è stato toccato dal fervore, dalla gioia, dallo slancio celebrativo e dalla fede della gente. Più di una volta ha detto e scritto: l’Africa è il polmone spirituale della umanità. Alla luce dei quaranta anni di dimestichezza con questo immenso Continente, come missionario non potrei essere più d’accordo! In Africa il Mistero lo si sente e respira sia al positivo che al negativo. Al positivo attraverso la certezza che con la presenza di Dio niente è impossibile, e quello a cui non si arriva oggi lo si farà domani. Per cui c’è sempre un motivo per celebrare, essere felici e fare festa. Le mamme d’Africa danzano anche se hanno 5 figli da mantenere, uno sulla schiena, uno in pancia e un marito ubriacone. Al negativo, per la forza del male che si esprime attraverso siccità, violenza, morti, hiv/Aids, fame, malocchio e molte ingiustizie. Eppure la gente esprime una pazienza e una tenacia infinita, con una speranza e una confidenza nel futuro che non ha riscontro altrove! Non voglio dimenticare di aggiungere che la enciclica sociale di Benedetto XVI Caritas in veritate sta contribuendo a configurare una nuova visione dell’economia e dell’imprenditoria in un’Africa che sta cominciando a decollare dalla miseria secolare.
Un gesto profetico
Spesso in Africa, e non solo lì, il potere è visto come privilegio per il boss e per tutti quelli che prosperano alla sua ombra. Il potere non si lascia, chi lo possiede se lo tiene! Vecchissimi dittatori e despoti, come l’attuale presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe di 88 anni e con tumore alla prostata, menzionava il Papa vecchio di Roma in risposta a quelli che lo invitavano a dimettersi per l’età e la salute cagionevole! Nel mondo tradizionale africano il potere è sacro e solo la morte può rimuoverlo dalle mani di chi lo possiede. Poi, quelli dell’entourage del potente di turno fanno di tutto perché lui tiri avanti, anche con la maschera dell’ossigeno, dato che la caduta del capo travolgerebbe anche i loro privilegi. Invece che dimettersi, alcuni Presidenti cercano di cambiare la Costituzione per restare in sella a tempo indeterminato. Da questo punto, il gesto di Benedetto è stato rivoluzionario e coerente! Non amava parlare di potere ma di “servizio petrino”. In Africa, Continente dove il livello di povertà è ancora molto evidente, il ministero ecclesiastico può tentare; entrare nel sacerdozio può essere visto come saldarsi in una classe privilegiata, come d’altronde è stato in Europa per secoli. Per centinaia di anni lo stesso Papato fu agognato per il potere, la ricchezza e i privilegi che conferiva. Il gesto di Papa Ratzinger mostra coerenza con quanto ha ripetutamente raccomandato ad altri!
Più Bibbia, meno Catechismo
Non tutto di Benedetto ci ha entusiasmato. Un aspetto che in Africa abbiamo trovato ostico è stato il suo attaccamento al mondo teologico greco-latino e alla cultura mediterranea, come se senza di essa il messaggio cristiano non potesse essere spiegato e accettato. Da ciò la sua insistenza sulla centralità del Catechismo della Chiesa cattolica, la cui elaborazione fu da lui controllata. In Africa la gente è assetata della Bibbia e del suo messaggio. La Bibbia è storia di salvezza con personaggi concreti, Gesù, Maria, Giuseppe, Abramo, Giobbe, Davide, Pietro, Paolo… ed è affascinante vedere come gli africani non si appassionino per le dottrine ma per le persone! In fondo, essere cristiani significa essere discepoli di una persona concreta: Gesù. Lui preghi, con lui comunichi, il suo nome è scritto nel tuo cuore. Non così una dottrina di cui il 90% del popolo non capisce un granché. Le distinzioni intellettuali sottili non dicono niente. Non si possono neanche tradurre nelle lingue locali! I personaggi biblici sono narrati, raccontati, cantati, attualizzati in teatro, raffigurati sui muri o sui poster. La Bibbia poi ci accomuna con altre Chiese protestanti e ortodosse; il Libro sacro è rispettato dai musulmani, dagli induisti, dai buddisti. La Bibbia unisce, il Catechismo divide.
Una liturgia più partecipata
Nel 1994, durante l’apertura del primo Sinodo africano con Giovanni Paolo II, le volte di San Pietro, per la prima volta, vibrarono al ritmo dei tamburi africani. Tale Sinodo aveva stimolato l’africanizzazione della liturgia. Con Benedetto torniamo all’organo! In Africa è la comunità che celebra la messa e i sacramenti, e il sacerdote presiede e dirige la comunità, che è il vero soggetto celebrante. Da noi tutti vogliono fare qualche cosa; nessuno vuole essere semplice spettatore. Questo non è solo mentalità africana, è il messaggio del Vaticano II. Ce lo dice la Costituzione sulla liturgia: il sacerdote dovrebbe avere una notevole creatività per adattarsi alla gente che ha innanzi: se sono bambini o anziani, se è un gruppo giovanile o una folla di 500 persone provenienti da varie fasce di età, di esperienze umane e sociali. Il rilancio della liturgia tridentina in latino non è su questa linea. Benedetto XVI ha corso il rischio di imporre le celebrazioni predefinite e stilizzate di San Pietro a tutte le comunità cristiane, che per il 95% sono assai diverse da quelle riunite sotto il Cupolone o in piazza San Pietro. Noi in Africa speriamo che la riforma liturgica avviata dal Vaticano II possa ancora continuare. L’Africa ha ancora molto da offrire in un clima ecclesiale e liturgico più libero e creativo. Che lo Spirito santo, fonte di sorprese, ispiratore del gesto di Benedetto, ce ne riservi ancora delle altre!