Papa Francesco ce lo ha detto anche quando è venuto ad Assisi il 4 ottobre scorso. Parlando ai poveri e agli operatori delle Caritas presenti nella sala della Spoliazione in vescovado, scherzò sul fatto che quel suo viaggio, e i suoi discorsi, erano stati caricati dell’attesa di un qualche annuncio straordinario relativamente alla “povertà” della e nella Chiesa. Ma lui ricordando che “la Chiesa siamo tutti”, e sottolineò “tutti”, disse che ci sono cristiani che vorrebbero “un cristianesimo un po’ più umano, senza croce, senza Gesù, senza spoliazione”. Ma in questo modo, rispose, “diventeremo come cristiani di pasticceria”, “bellissimo, ma non cristiani davvero!”.
La Croce dunque – Papa Francesco ce lo ricorda sempre – esprime il cuore della fede del cristiano, esprime quell’amore che più grande non c’è: “dare la vita per i propri amici”. Ma, nonostante questo, la croce e il Crocifisso, sono obiettivo di una campagna laicista che in Occidente vorrebbe cancellarlo dallo spazio pubblico.
Per questo abbiamo deciso di dedicare queste ultime tre settimane di Quaresima proprio a questo simbolo in cui è racchiuso il Mistero della nostra salvezza. Lo facciamo a partire dall’arte che nei secoli ha ‘trasferito’ nella sua rappresentazione tutta la sapienza teologica e mistica, e abbiamo chiesto di parlarcene a fra’ Saul Tambini, (leggi qui) responsabile della Rete museale ecclesiastica, curatore della mostra “In hoc signo”. La prossima settimana il biblista mons. Nazzareno Marconi (leggi qui)ci accompagnerà alla scoperta della particolarità della croce cristiana rispetto alla simbologia espressa nelle culture pagane. Concluderà la trilogia il liturgista padre Vittorio Viola, direttore dell’Ufficio liturgico della Conferenza episcopale umbra, con il quale entreremo nel cuore del Triduo pasquale alla scoperta della sobria e profonda bellezza della liturgia della Croce che si celebra il Venerdì santo.