Con il convegno “In hoc signo – La croce nell’arte, nella cultura e nella fede” si è conclusa al Museo diocesano di Terni la rassegna sul tema della croce promossa dall’associazione Musei ecclesiastici umbri (Meu) in collaborazione con la Regione Umbria, l’Associazione musei ecclesiastici italiani (Amei) e la Conferenza episcopale umbra. Rassegna che ha proposto vari progetti e mostre di arte sacra antica e contemporanea, tutti finalizzati a esaltare la croce nel 1700° anniversario della visio Costantini del 27 ottobre 312 d.C. alla quale seguì l’editto di Milano dell’anno 313 con cui l’imperatore Costantino concesse ai cristiani la libertà di culto.
Un convegno di respiro ecumenico che ha spaziato dalla teologia all’arte, alla storia del culto nella Chiesa tra Oriente e Occidente, focalizzato a rivelare aspetti della croce, quale segno della suprema manifestazione dell’amore, della vittoria della vita sulla morte.
Di grande interesse l’intervento del pastore valdese Paolo Ricca che ha sottolineato proprio la trasformazione della concezione sulla croce in Lutero: “In origine la croce è stata considerata da Lutero una punizione del malvagio, ma, approfondendo nel tempo quanto scritto nella Lettera di Paolo ai Romani, Lutero muta la visione della giustizia di Dio che diventa misericordia e non punizione e che si giustifica mediante la fede. La morte in croce di Cristo è stato il segno di un amore gratuito, di una misericordia incondizionata”. Sulla teologia della croce il prof. Ricca ha portato altre importanti argomentazioni legate alla croce come rivelazione di Dio e come vera conoscenza di Dio. “Dio raggiunge il massimo della sua rivelazione laddove non c’è più nulla di divino, come nel Cristo crocifisso – ha ribadito. – La teologia della croce genera nella comunità un ‘felice scambio’ ossia quell’atto di affidamento delle ansie e pene dell’uomo a Cristo che in cambio dà il suo perdono, la sua pace e grazia. Dio ama ciò che è debole, sconfitto e ciò che non è amabile secondo i normali canoni. Questo è l’amore della croce”.
La storia della croce nella tradizione orientale, attraverso un excursus dalla prima iscrizione della croce rinvenuta in Siria e risalente al 134 d.C., è stata affrontata da Renato D’Antiga, storico ortodosso dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta. In particolare la reliquia della vera croce e la sua esposizione nelle chiese orientali il 14 settembre, giorno della festa dell’Esaltazione della croce, stanno a ricordare quella celebrata la prima volta nel 335, in occasione della Crucem sul Golgota, e quella dell’Anàstasis, cioè della Risurrezione. Col termine di “esaltazione”, che traduce il greco hypsòsis, la festa passò anche in Occidente, e a partire dal secolo VII, essa voleva commemorare il recupero della preziosa reliquia fatto dall’imperatore Eraclio nel 628. Infatti, la croce è stato un segno che ha attraversato la storia delle Chiese di Oriente e Occidente, unendo spiritualità e liturgia delle due confessioni.
Un ampio sguardo sull’arte dedicata alla croce è stata quella proposta da mons. Timothy Verdon, direttore del Museo Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze. Dalla croce raffigurata nella volta del mausoleo di Galla Placidia come croce gloriosa – secondo un modello che sopravviverà per tutto il Medioevo, periodo nel quale tutta l’arte cristiana è conformata al mistero della croce, – tutta la storia sacra si compendia nella croce di Cristo.
E ancora, la preziosità delle croci gemmate di Giustino II o la croce di Pasquale I che raffigura anche la Natività, fino a giungere ad una sorta di cambiamento culturale portato dal francescanesimo: dalla croce mistagogica alla croce che è il segno più grande della chiamata alla sequela di Cristo. Molte delle raffigurazioni della storia di san Francesco evidenziano questo amore viscerale di Francesco per il Cristo crocifisso, sia nella basilica di Assisi che nella grande croce in quella di Arezzo.
L’incontro si è concluso con la preghiera e l’esposizione nella cattedrale di Terni della croce medievale appartenente al Capitolo della cattedrale, illustrata da Paolo Cicchini, storico dell’arte di Terni insieme a quella pensile realizzata nel 2004 da Paolo Borghi. Opere a due facce che raffigurano sia il Crocifisso che il Risorto, con elementi figurativi che narrano tutta la storia della salvezza.