Cinque anni di crisi, crollati i consumi delle famiglie, quasi 5.000 aziende nella sola provincia di Perugia in grave difficoltà e sottoposte a procedure che hanno portato o stanno portando al loro ridimensionamento e chiusura, con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Eppure all’orizzonte – ha detto martedì scorso il presidente della Camera di commercio di Perugia Giorgio Mencaroni aprendo i lavori della 11a Giornata dell’economia – spunta un arcobaleno. È quello di una struttura imprenditoriale nuova, con tanti giovani coraggiosi che, senza alcuna prospettiva di avere un posto di lavoro fisso, sono diventati imprenditori, con più aziende gestite da donne e da stranieri venuti in Italia a cercare fortuna. Le imprese gestite e controllate da giovani con meno di 35 anni – e che sono le più dinamiche – in Umbria sono ormai il 10 per cento. Nell’ultimo anno sono addirittura cresciute di quasi il 9 per cento. Un tessuto economico sempre più multiculturale, con quasi 10.000 imprenditori stranieri nella sola provincia di Perugia. Di questi, 470 provengono dalla Cina, 708 dal Sud America, 999 dall’Albania e 1.547 dai Paesi del Nord Africa. Con una rilevante presenza di donne imprenditrici, che in provincia di Perugia gestiscono ormai un terzo delle imprese individuali. Ditte individuali che però sono sempre meno, mentre sono raddoppiate le società di capitali tra il 2000 e il 2012. Dunque aziende più solide e più strutturate (lo slogan “piccolo è bello” nel mondo globalizzato non funziona più) in grado di muoversi sui mercati internazionali mettendosi insieme, con consorzi di settore e altri progetti comuni. Il dato dell’export lo conferma: l’incremento delle esportazioni umbre, anche in un anno difficile come il 2012, è stato di un paio di punti superiore alla media nazionale. Si intravede l’arcobaleno, ma la tempesta infuria. Alla politica gli imprenditori chiedono soprattutto meno tasse (la pressione fiscale ha raggiunto il 52 per cento) e meno burocrazia. Intanto però il tasso di disoccupazione in Umbria in un anno è aumentato del 49,5 per cento e in provincia di Terni è quasi raddoppiato (88,8 per cento). Aumentano così anche le famiglie in stato di povertà. Il numero in provincia di Perugia nel 2011 è quasi raddoppiato: da 12.000 del 2010 a oltre 22.000. Tempi difficili, ma – ha detto l’imprenditore umbro del cashmere Brunello Cucinelli – “dobbiamo essere ottimisti. Viviamo un momento storico in cui stanno nascendo un nuovo mondo e una nuova civiltà. Si aprono nuovi mercati in cui l’Europa e l’Italia restano centrali per i prodotti di qualità, e non per quelli di media e bassa qualità e prezzo, per i quali non possiamo essere competitivi. Mercati nuovi che esigono imprese nuove. Quelle vecchie e non più competitive devono cambiare o morire. Lo Stato deve agevolare queste trasformazioni. Chiudere un’impresa deve potere diventare una opportunità per crearne una più competitiva. Occorre il coraggio di cambiare. Anche le istituzioni se non sono credibili e moderne. Con più spazio ai giovani, che vanno ascoltati”. Quell’arcobaleno citato da Mencaroni è soprattutto nei mercati dei Paesi emergenti, con i nuovi ricchi affascinati dal made in Italy. Dunque il tessuto imprenditoriale umbro deve rimodellarsi per questi nuovi scenari internazionali perché – come ha detto Cuicinelli, le cui boutique si trovano ormai in tutti i Continenti – il problema dell’economia italiana non si risolve con il rilancio dei consumi interni. Serve un “cambio culturale. Lo chiedono i giovani – ha detto -, per avere una vita normale, senza un consumismo esasperato”. Senza quella corsa per circondarsi di cose inutili. “Dobbiamo recuperare – ha detto Mencaroni – quei valori di solidarietà e giustizia che l’economia ha perduto, e scoprire un diverso vantaggio competitivo, quello della collaborazione e della distribuzione più equa del valore”.
Le voci degli imprenditori di nuova generazione
Innovazione e giovani: nella Giornata dell’economia la Camera di commercio ha deciso di dare spazio a esperienze concrete. Con protagonisti alcuni giovani imprenditori e rappresentanti delle associazioni imprenditoriali umbre.
Alberto Forini è oggi amministratore delegato dell’azienda di famiglia che nel 2011 ha raddoppiato il fatturato. Azienda fondata dal padre nel 1933 per la fornitura di prodotti petroliferi. Poi ha allargato la sua attività al settore delle costruzioni e dal 2008 in quello delle telecomunicazioni. “Sono stato – ha detto – un lavoratore studente: in azienda a 19 anni e laurea in Economia e commercio con due anni fuori corso, studiando nel tempo libero”. Oggi gestisce l’azienda in “una sinergia generazionale” insieme al cugino e in un “confronto quotidiano” con l’esperienza del vecchio zio.
Chiara Pucciarini, con laurea in Economia e commercio, ha ricordato che quando ha cominciato a lavorare nel suo negozio di arredamento non sapeva neanche compilare una bolla. Ai giovani suggerisce quindi di alternare scuola e lavoro.
Clelia Cini lavora nell’impresa agricola di famiglia. Alterna la guida del trattore con la gestione della contabilità e della troppa burocrazia. “I giovani – ha detto – devono essere più coinvolti perché hanno maggiore flessibilità mentale”.
Stefano Nardi della Coldiretti ha sottolineato che l’agricoltura “ha riacquistato dignità” e che per i giovani non è più un mestiere del quale vergognarsi, come avvenuto talvolta in passato.
Nadia Cipolletti è stata licenziata dall’azienda di costruzioni di famiglia nella quale lavorava da quando aveva 19 anni, e che ha chiuso per la crisi del settore. “Mi sono subito rimessa in gioco” ha detto. Oggi è una precaria con contratto a progetto, ma ormai è “entrata nell’ottica che ogni anno potrò cambiare lavoro”. Continua a coltivare il sogno di tornare ad avere una impresa sua, ma – ha sottolineato – “spero che cambi lo scenario nella politica, e non solo, e che tanti senior decidano di mettersi a riposo”.