Il 9 maggio è stata la Giornata europea. La data vuol ricordare il giorno della dichiarazione dell’Unione europea di Robert Schuman nel 1950. L’attuale momento in cui è caduta questa celebrazione è fra i più difficili per il vecchio continente e per la percezione che ne hanno moltissimi cittadini europei, compresi gli italiani. Potremmo dire, parafrasando un detto famoso: “uno spettro si aggira per l’Europa e tenta di abbatterla”, identificata come la causa della attuale crisi economica e finanziaria che si è abbattuta su molti Paesi. L’Europa è considerata per la sua moneta e per il peso che ha sui mercati mondiali. Alcuni partiti si illudono nel pensare che potrebbero risolvere meglio da soli i problemi senza dover sottostarealle rigide regole europee. Gli estremisti di sinistra e di destra in Grecia ricevono consensi promettendo di uscire dall’Europa. I partiti europeisti sono in crisi. Anche in Italia, per quanto è possibile dedurre dagli scarsi dati delle votazioni amministrative, chi ha difeso le regole di austerità richieste dall’Europa, e la fermezza nel sostenere il governo Monti, come ha fatto l’Udc di Casini, non è stato premiato per quanto si aspettava e pensava di meritare. Si va anche delineando in alcune nazioni, come nota Stefan Lunte su Sir Europa, un nuovo bipolarismo rappresentato da un partito nazionale da una parte e da un partito europeo dall’altra. Questi due partiti saranno i punti di cristallizzazione intorno ai quali si posizioneranno altre formazioni politiche. Ora sembra giusto e necessario riandare a ciò che rappresenta il sogno di un’Europa unita, modello di unione tra stati e nazioni in un processo pacifico di sviluppo plurale e unitario insieme, come è stata pensata dai padri fondatori. Ritorna attuale a proposito il discorso sulle radici. L’Università di Perugia vi ha scommesso dando vita al Centro studi sulle radici ebraico-cristiane dell’Europa, inaugurato il 22 febbraio 2010 con sede ad Assisi, evocando le figure di san Francesco e san Benedetto da Norcia, che sono la ricchezza della nostra eredità umbra e patrimonio dell’umanità, passando attraverso il ruolo di mediazione dell’Europa di cui Benedetto è padre e Patrono. Mi pare appropriato citare a proposito un altro Benedetto, Croce, il quale nel 1942, nello sfacelo di una guerra che dilaniava l’Europa, osava dettare, senza ombra di confessionalismo, le linee portanti di una civiltà nata dalla rivoluzione cristiana. “Il cristianesimo – egli scriveva – è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto… Essa operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale, conferendo risalto all’intimo e al proprio di tale coscienza, quasi pare che acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fin da allora era mancata all’umanità”. Il testo, sia pur breve, continua e spiega gli aspetti e le conseguenze di questa rivoluzione. Riprendere in mano la storia e il senso dell’Europa e tirarne le conseguenze operative, potrà essere utile per avere un orizzonte verso il quale indirizzare gli sforzi per superare la crisi e le energie morali per affrontare il futuro senza veli ed illusioni.
La crisi dell’Europa non taglia le radici
AUTORE:
Elio Bromuri