La Costituzione a scuola

Intervista a Luciano Corradini, che ha elaborato la nuova “materia” Costituzione e Cittadinanza

Il prof. Luciano Corradini, emerito di Pedagogia generale all’Università Roma Tre, è intervenuto il 19 febbraio all’annuale convegno promosso dall’ufficio di Pastorale della scuola della diocesi di Perugia. È stato invitato per parlare su “La nostra Costituzione: educazione e bene comune. Come educare alla cittadinanza?”. Erano presenti il vescovo mons. Gualtiero Bassetti, Nicola Rossi, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Maria Prodi, assessore regionale all’Istruzione. Ha coordinato l’incontro Stefano Tenda, direttore ufficio Pastorale della scuola. Abbiamo rivolto al prof. Corradini alcune domande. Come nasce la legge sull’introduzione dell’insegnamento della disciplina “Cittadinanza e Costituzione” nelle scuole? “Il 24 maggio 2008 il neo-ministro Mariastella Gelmini, a Palermo insieme a migliaia di studenti per commemorare la strage di Capaci, dichiarava al Corriere della Sera: ‘L’ora di educazione civica va ripristinata in modo forte. Non dev’essere un’ora di svago, ma un momento in cui i giovani riscoprano l’appartenenza allo Stato. La scuola ha un ruolo fondamentale nell’insegnare la legalità’. Nei mesi successivi la Gelmini s’impegnò a mettere a punto un provvedimento per l’inizio d’anno (tagli di bilancio, maestro unico, valutazione, condotta…). Mise anche al lavoro un gruppo di studio sull’educazione civica, affidandone la presidenza al sottoscritto. Anche sulla base di questo lavoro, il 1° agosto presentò al Consiglio dei ministri, che lo approvò, un disegno di legge che diceva al 1° articolo: ‘Nel primo e nel secondo ciclo di istruzione le conoscenze e le competenze relative alla convivenza civile e alla cittadinanza sono acquisite attraverso la disciplina denominata Cittadinanza e Costituzione, individuata nelle aree storico-geografica e storico-sociale ed oggetto di specifica valutazione’. A questa disciplina dal duplice nome si è assegnato un monte ore annuale di 33 ore. Si trattava di una conquista ‘storica’, perché si raddoppiavano le ore previste dal Dpr di Aldo Moro del 1958, che aveva affidato l’educazione civica all’insegnante di storia, senza valutazione autonoma. Ravvisate ragioni di necessità e urgenza, il Ministro scelse però la via del decreto legge, che fu convertito dal Parlamento nella legge 30-10-2008 n. 169. In particolare il primo articolo divenne più ‘prudente’, rinviando il problema della disciplina autonoma, e del relativo voto, ad ‘azioni di sensibilizzazione e formazione degli insegnanti’ e ad una ‘sperimentazione nazionale’, ai sensi dell’art. 11 del Dpr 275. Il citato Gruppo di lavoro mise a punto le Linee guida per questa sperimentazione. Il Ministro utilizzò in gran parte questo testo, presentandolo a palazzo Chigi il 4 marzo come Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. Nel linguaggio tradizionale si tratta della Premessa e dei Programmi di educazione civica, o delle Indicazioni nazionali”. Facciamo il punto sulla situazione dell’insegnamento di questa materia, che al momento è allo stato sperimentale. “Il Ministero non ha ancora promosso una vera sperimentazione, ai sensi dell’art. 11 del Dpr 275, come pur prevede la legge. Ha invece promosso, attraverso l’Ansas di Firenze, un concorso per scuole e reti di scuole che proponessero loro ipotesi di sperimentazione. È un’iniziativa certamente interessante. Sono stati presentati progetti che complessivamente hanno coinvolto circa 5.000 scuole, fra cui ne sono state premiate 104 con contributi finanziari di fonte ministeriale. Alcune di queste scuole stanno sperimentando C&C anche come nuova disciplina. Per aiutare le scuole a riflettere su questa complessa e affascinante materia ho curato un libro dal titolo Cittadinanza e Costituzione. Disciplinarità e trasversalità alla prova della sperimentazione nazionale. Una guida teorico-pratica per docenti (Tecnodid, Napoli 2009). Vi hanno collaborato 26 docenti di varie discipline. Vedremo alla fine dell’anno.” Quale giovamento possono trarre i giovani dall’insegnamento di questa materia? Crede che li possa aiutare a crescere in modo più responsabile, a rapportarsi in modo più corretto verso gli altri, a rispettare le regole della convivenza? “Lei parla di materia, come del resto ha fatto il Ministro. Il Documento d’indirizzo parla di disciplina e di insegnamento. L’ambiguità però resta. Il problema è: si riuscirà a procedere sulla linea della trasversalità, che impegna tutti i docenti e tutte le materie ad insegnare la Costituzione e ad educare alla cittadinanza, senza assicurare alla scuola un preciso ‘catalizzatore’, cioè appunto una materia o disciplina distinta, con il minimo di un’ora la settimana?” È recente la polemica comparsa sulle pagine del “Corriere della Sera” con un attacco da parte di Ernesto Galli della Loggia contro il Documento d’indirizzo del 4 marzo 2009. Quali erano i motivi addotti da Galli Della Loggia a sostegno della sua tesi? “I motivi mi paiono di natura ‘dietrologica’. Il Documento d’indirizzo, secondo lui, implicherebbe una sorta di catechismo statalista e buonista, contro lo specifico scolastico, che riguarda l’istruzione e la cultura. È un’interpretazione pregiudiziale che mi ha stupito e amareggiato. Non mi aspettavo che si riconducesse al largo la questione, discutendo di massimi sistemi, anziché del modo migliore per insegnare la Costituzione e di educare (non è una brutta parola) alla cittadinanza attiva. Il fatto è che tutto congiura a lasciare le cose come stanno: ci si affida alla buona volontà dei docenti tornando indietro rispetto allo stesso decreto Moro del 1958. Si rischia così di negare alla Costituzione il diritto di cittadinanza nel curricolo scolastico. Certo, neanche una disciplina distinta farà miracoli, come non li fa la lingua italiana. Non per questo si rinuncia ad insegnare la materia Italiano”.

AUTORE: Manuela Acito