La Corte dei conti vigila su come la pubblica amministrazione spende i soldi dei cittadini. Il 28 febbraio, nell’austera e solenne cornice della facoltà di Agraria nella abbazia benedettina di San Pietro, si è svolta l’inaugurazione dell’anno giudiziario della sezione giurisdizionale per l’Umbria. Il presidente Alberto Avoli e il procuratore regionale Agostino Chiappiniello hanno riproposto preoccupazioni e denunce che vengono ripetute da anni in questa occasione per una corruzione dilagante, con illeciti e danni erariali, frutto anche di una legislazione confusa e approssimativa e di una burocrazia oppressiva e soffocante. Nelle loro relazioni però questa volta si avvertiva il desiderio di lanciare una sorta di ultimatum: attenzione, siamo sull’orlo del baratro economico e etico.
Un appello esteso anche fuori dall’aula della cerimonia, affollata da sindaci, parlamentari, politici e dalle massime autorità civili e militari dell’Umbria. Ha detto il presidente Avoli: dalla crisi si potrà uscire solo con il “contributo fondamentale di tutti i cittadini, attraverso un percorso di maturazione civica troppo a lungo rimandato. Maturare senso civico significa in concreto superare l’esasperato individualismo, provare rispetto per il bene pubblico, aiutare – anche con il voto – il radicamento dell’onestà nelle classi dirigenti, impegnarsi contro tutte le manifestazioni di corruzione e illegalità”.
“Gli scandali e lo sperpero del denaro pubblico – ha detto poi il procuratore regionale Chiappiniello – cozzano con i sacrifici imposti ai cittadini con il pagamento delle tasse, sempre più in aumento e, in alcuni casi, non più sostenibili”.
Però – ha sottolineato ancora Avoli – non bisogna cadere nella pericolosa “trappola delle generalizzazioni demagogiche, continuando a denigrare come corrotta tutta, indistintamente, la classe politica. Non si può persistere nel considerare tutti i dipendenti pubblici come degli inetti scaldasedie. Nei palazzi delle istituzioni nazionali e regionali, nelle sedi dei più piccoli e sperduti Comuni montani siedono e operano amministratori e funzionari realmente dediti al bene comune, i quali, talora con gravosi disagi personali, affrontano le mille emergenze quotidiane dei cittadini”.
In Umbria, ha riferito il procuratore Chiappiniello, “ci sono sprechi e sciatteria amministrativa, ma complessivamente la pubblica amministrazione funziona, con tante persone che lavorano bene”. Anche nella relazione del presidente Avoli si sottolineano i risultati positivi raggiunti in Umbria con la razionalizzazione delle agenzie regionali, il riordino sanitario, la cancellazione delle Comunità montane, il “mantenimento di buone capacità progettuali strategiche” e un migliore impiego dei Fondi europei rispetto ad altre Regioni.
Un quadro, quello umbro, con qualche luce ma ancora con tante, troppe ombre. Alla procura regionale della Corte dei conti dell’Umbria arrivano infatti sempre più denunce di cittadini stanchi degli sprechi – ha detto il procuratore -, “soprattutto nell’attuale momento di gravissima crisi economica, nel quale i sacrifici chiesti sono sempre più consistenti e hanno fatto lievitare la percentuale delle famiglie che versano in situazioni di grave indigenza e, in casi non più isolati come in passato, di assoluta povertà”. Grazie all’attività della Corte, nel 2013 nelle casse pubbliche sono rientrati più di 3 milioni e mezzo di euro. Soldi usciti dalle nostre tasche per scuole, sanità e servizi vari e che invece si sarebbero persi per certe furbizie e per quella “sciatteria amministrativa” denunciata dal procuratore.
“Per la Regione Umbria la lotta alla corruzione rappresenta una assoluta priorità” ha detto la presidente Catiuscia Marini. La governatrice ha ricordato che in questi anni sono stati adottati una serie di interventi per la riforma dell’assetto istituzionale, la semplificazione legislativa e la riduzione della spesa (“a cominciare dal forte contenimento dei costi della politica”) che hanno consentito “risparmi quantificabili in diversi milioni di euro”.
Se la legge favorisce la corruzione…
Il presidente della Corte dei Conti dell’Umbria Alberto Avoli, tra gli ostacoli “quasi insormontabili all’uscita della crisi dell’Italia” ha indicato “la dilagante corruzione”. Un fenomeno favorito “dalla presenza di strutture ferraginose, antiquate, distanti dai cittadini, dalle procedure complesse, dai tempi di intervento ingiustificatamente lunghi, dai ritardi e disservizi talora voluti dagli stessi burocrati e amministratori per trarne profitto personale”. Con norme “di difficile interpretazione e applicabilità per una tecnica legislativa fatta di deroghe e proroghe, che moltiplica all’infinito commi su commi” e che talvolta sono frutto “dei più incoffessabili interessi lobbistici”.