Lasciamo stare, per una volta, la Catalogna, il Veneto e Renzi e allarghiamo un po’ lo sguardo: accadono altre cose nel mondo. In questi giorni si è svolto trionfalmente l’ennesimo congresso del Partito comunista cinese. Ne è uscito rafforzato il suo capo, Xi Jinping, che è anche il capo dello Stato, e fa di tutto per non assomigliare a Mao Zedong, ma un pochino lo imita, perché si è fatto celebrare (anche) come maestro di pensiero. Intanto la Cina silenziosamente lavora per affermare la sua egemonia planetaria. Se lo può permettere, perché ha un miliardo e 368 milioni di abitanti e un saldo commerciale (export-import) con un guadagno di 600 miliardi di dollari l’anno. In più ha una civiltà millenaria e antiche tradizioni di buon governo, come scoprirono Marco Polo e, più tardi, il gesuita Matteo Ricci. A differenza degli arabi, i cinesi hanno un profondo rispetto della cultura europea e occidentale, ma senza complessi né di inferiorità né di superiorità, senza odio e senza invidia. Hanno capito che, se per qualche secolo l’Europa ha dominato il mondo, è stato per il suo sviluppo scientifico, e che questo era germogliato sull’umanesimo del Rinascimento. Dunque cercano di assimilare la nostra cultura per arricchirsene, ma senza rinunciare alla loro. Da quando è finito il maoismo, zitti zitti, studiano il latino e il greco, il Diritto romano, e la filosofia. Sovvenzionano le nostre Accademie di belle arti e i nostri Conservatori di musica e ci mandano i loro studenti. Anche pochi giorni fa, a Roma, le nostre magistrature più alte hanno ospitato delegati del Tribunale supremo del popolo di Pechino venuti a vedere come funzionano (non hanno fatto commenti). Inseguono il primato mettendo insieme il meglio dei due mondi, mentre noi della loro cultura non sappiamo nulla e trascuriamo anche la nostra. Azzardo un pronostico: se oggi ai nostri bambini facciamo studiare l’inglese fin dall’asilo, altrimenti non faranno strada, fra poco tempo la lingua che tutti dovranno imparare sarà il cinese. Anche se è un po’ più difficile.
La Cina, eroe dei “due mondi”
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani