In vista delle elezioni regionali, la rivista Diomede, diretta da Gabriella Mecucci e Ruggero Ranieri, espressione dell’omonima associazione che ha sede a Perugia, ha dedicato un numero speciale alla questione della lunga, persistente egemonia della sinistra in Umbria. Non è il primo lavoro sul tema e non sarà l’ultimo, dato che nessuno ha risposte definitive sull’argomento. L’interesse di questa ricerca è dato dalla pluralità e libertà degli autori dei contributi presenti nelle pagine della rivista, che appartengono a vari schieramenti politici: Domenico Benedetti Valentini, Claudio Carnieri, Giorgio Casoli, Aldo Potenza, Luciano Radi, Alberto Stramaccioni, Corrado Zaganelli. Il 12 marzo scorso, nella bella sede di Diomede, si è svolta una tavola rotonda sul tema. Vi hanno partecipato Ruggero Ranieri, che era il “padrone di casa”, Elio Bromuri, Roberto Segatori, Sergio Sacchi ed altri. Il direttore de La Voce ha preso l’occasione per ricordare la posizione dela Chiesa di allora e di oggi nei confronti del comunismo e della sinistra in modo particolare: la “questione comunista” come fu affrontata dal vescovo Cesare Pagani (1981 -1988) a Perugia, dopo essere stato per un decennio vescovo di Città di Castello e Gubbio (1972 -1981). Pagani propose “la Chiesa e la questione comunista”, una lettera pastorale intitolata esattamente Noi cristiani e la questione comunista nel 1975, cui dedicò successivamente, nel 1984, due articoli su La Voce. Gli interventi di mons. Pagani sono del tutto attuali, così come profetici. Il vescovo, infatti, non criticava tanto il comunismo sul piano teorico, per l’ateismo e il materialismo, quanto piuttosto il “leninismo” del Partito comunista, teso ad occupare il potere e istituire la dittatura del proletariato. Pagani aggiungeva che in Umbria era in atto la saldatura tra la sinistra e fette della massoneria. Parlando del presente, alcuni hanno notato che l’Umbria sta diventando meno rossa. Si è detto però che questo non è necessariamente un progresso, in quanto domina nella sinistra una forte tendenza al radicalismo individualistico sui versanti della famiglia e della bioetica. Nel dibattito è stato rilevato che nella sinistra si sono andati progressivamente perdendo valori di solidarietà e serietà di comportamento, che non hanno potuto frenare il crollo avvenuto sotto il peso dell’errata antropologia su cui si sosteneva. La Chiesa, in ogni modo, ha sempre preso sul serio il comunismo, ne ha avuto paura e l’ha persino considerato uno strumento di liberazione e purificazione del mondo dall’egoismo organizzato e dallo sfruttamento dei poveri, come è avvenuto nelle teologie della liberazione dell’America latina. Una critica alla sinistra riguardava la contraddizione tra l’essere il partito della prassi, che pone a fondamento della società il piano economico, e i pochi risultati nella promozione di un reale sviluppo sociale. Grande lacuna è stata soprattutto l’aver considerato la religione come un fatto marginale, di superstizione e di folklore. Non è stata apprezzata la vita della Chiesa nella sua quotidiana opera di educazione, moralizzazione, formazione delle coscienze, aiuto ai poveri, occasione di vita collettiva e di socializzazione. La “filiera del sacro”, come l’ha chiamata Bromuri, è stata messa in sordina e dai più snobbata o contrastata. Insomma, dalla rivista e dai commenti non è venuta fuori una idea comune, ma qualche accenno secondo cui la sinistra perde consensi. Rimangono opinioni e pregiudizi anticlericali diffusi dai centri culturali di sinistra. In tutto l’arco della storia dei rapporti tra sinistra istituzionale e Chiesa umbra, non è mai venuto meno il dovere di lealtà, collaborazione e rispetto delle legittime competenze. Un esempio è venuto anche con la recente legge regionale sulla famiglia di iniziativa popolare, che non sarebbe stata approvata dal Consiglio regionale senza il consenso della maggioranza di sinistra.