Un “nuovo passo”, per un “accompagnamento differenziato” delle famiglie, particolarmente quelle ferite e fragili, tramite un “discernimento prudente e misericordioso” e “la capacità di cogliere nel concreto la diversità delle singole situazioni”.
È l’Instrumentum laboris per la 14a Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi (4-25 ottobre). Il testo è frutto della Relatio Synodi – di cui vengono confermate ampie parti – integrato con le 99 risposte ai Lineamenta, oltre a 359 osservazioni “inviate liberamente da diocesi e parrocchie, associazioni ecclesiali e gruppi spontanei di fedeli, movimenti e organizzazioni civili, numerose famiglie e singoli credenti”.
A fornire i dati in conferenza stampa è stato il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
“Per la Chiesa – si legge nell’Instrumentum laboris – si tratta di partire dalle situazioni concrete delle famiglie di oggi, tutte bisognose di misericordia, cominciando da quelle più sofferenti”. Il documento si articola in tre parti: l’ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della sua vocazione, la riflessione sulla sua missione.
Ci vuole una “morale della grazia” per far “scoprire e fiorire la bellezza delle virtù proprie della vita matrimoniale” e far passare ai giovani la paura di sposarsi per paura di fallire.
Altra verità da ribadire è la differenza tra uomo e donna; sulla contraccezione, il riferimento imprescindibile resta l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI.
Il ruolo delle donne
Una delle novità dell’Instrumentum laboris è l’affermazione che “può contribuire al riconoscimento del ruolo determinante delle donne una maggiore valorizzazione della loro responsabilità nella Chiesa: il loro intervento nei processi decisionali; la loro partecipazione, non solo formale, al governo di alcune istituzioni; il loro coinvolgimento nella formazione dei ministri ordinati”.
Divorziati risposati
Niente “esclusione” dei divorziati risposati: anzi, “sempre maggiore integrazione nella comunità cristiana”, tramite “cammini” preceduti “da un opportuno discernimento da parte dei pastori circa l’irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia in nuova unione”. Accoglienza e integrazione le due parole-chiave, nell’ottica di “una legge di gradualità rispettosa della maturazione delle coscienze”.
“C’è un comune accordo sull’ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo, per i fedeli divorziati risposati civilmente che si trovano in situazione di convivenza irreversibile”, si apprende dall’Instrumentum laboris, in cui alcuni Padri suggeriscono “un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza”.
Altri Padri, tuttavia, “per via penitenziale intendono un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato”. Questo processo “dovrebbe condurre l’interessato a un giudizio onesto sulla propria condizione, in cui anche lo stesso presbitero possa maturare una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e sciogliere in modo adeguato alla situazione”.
Unioni omosessuali
“Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. È la posizione della Chiesa sulle unioni gay, ripresa dalla lettera in materia della Congregazione per la dottrina della fede, citata sia nella Relatio Synodi sia nell’Instrumentum laboris.
“Ogni persona – ricorda però il nuovo documento – indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società”. Si propone quindi: “Sarebbe auspicabile che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale, e di queste stesse persone”.