“La Chiesa, come ha detto il Papa alcuni anni fa, si trova ad agire in un grande ospedale da campo, con gente ferita; oggi ancora di più, dopo la pandemia e lo scoppio di questa guerra. C’è un mondo ferito da vecchie e nuove drammaticità e credo che il cammino sinodale sia un cammino indispensabile dopo essere stati anche due anni chiusi in casa, senza comunicare”. Sono le parole del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nel mettersi in ascolto di alcuni moderatori dei 90 gruppi sinodali attualmente costituiti nell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, che si sono incontrati, nella serata del 3 marzo, nella parrocchia perugina di San Giovanni Paolo II in Prepo. L’incontro, preceduto dalla messa presieduta dal cardinale Bassetti, è stato promosso dall’équipe sinodale diocesana il cui referente è don Calogero Di Leo, direttore dell’Ufficio catechistico e parroco del centro storico di Perugia, coadiuvato da don Simone Pascarosa, parroco di Bagnaia e Polonico Materno.
Un cammino da condividere anche con i ‘lontani’
“Il Sinodo è l’occasione giusta per tornare ad incontrarsi – ha ribadito il cardinale –, perché la gente ha bisogno di comunicare e occorre uscire dalle parrocchie. Qualcuno di voi ha raccontato che anche un condominio si è lasciato coinvolgere dall’esperienza dei gruppi sinodali. Noi dobbiamo trovare degli ambiti dove è possibile incontrare la gente, ma non quella ‘addetta ai lavori’, che viene in chiesa e che fa un cammino di fede. Queste persone dovrebbero essere gli animatori di questa nuova esperienza”.
Invece, ha sottolineato Bassetti, “noi dobbiamo dare voce a chi non l’ha mai avuta nella Chiesa. Lo avete evidenziato voi che qualche persona, addirittura anche ‘lontana’, ha detto del cammino sinodale che ‘è un’esperienza troppo bella per essere vera’. Facciamo che le nostre esperienze sinodali dello stare insieme, dell’andare a fondo su tanti problemi che sono comuni a chi crede e a chi non crede, si aprano il più possibile a quanti sono distanti, perché respiriamo tutti la stessa aria e tutti abbiamo bisogno di un cammino e di ascolto”.
Il cardinale ha concluso esortando i sacerdoti nel dire: “si lascino coinvolgere in questo cammino, che non siano spettatori passivi con la scusa di dare spazio agli altri. Il cammino sinodale per la vita dei preti è un recupero di entusiasmo e di fervore spirituale e pastorale. Bisogna far parlare chi non ha mai parlato e non spegnere l’entusiasmo di chi finalmente è riuscito a dire qualche cosa e ha paura, però, che sia stato una cosa per caso e non invece la bellezza di un rapporto che può continuare”.
La nuova evangelizzazione dal cammino sinodale
Quello della Chiesa perugino-pievese, come per un po’ tutte le altre Chiese diocesane, è un cammino sinodale in “ritardo”, a seguito della pandemia, rispetto ai tempi che erano stati dati in fase di avvio (ottobre 2021) nell’elaborazione e consegna dei contributi diocesani di studio (primavera 2022), sintesi dei gruppi sinodali che si sarebbero dovuti costituire nei vari ambiti e non solo parrocchiale, ma ciò sta avvenendo negli ultimi due mesi con un sensibile “recupero”. E a “tranquillizzare” i sinodali al lavoro su tempi e argomenti, è stato lo stesso cardinale Bassetti che, da presidente della Cei, ha un po’ “il metro dell’Italia”, come lui stesso l’ha definito, a sua volta rassicurato da papa Francesco in persona.
Il Papa gli ha detto di recente, parlando del Sinodo: “Io non ho messo limite al cammino, è il metodo che dovete incominciare e l’importante è imbroccare una strada giusta e poi continuare, continuare senza stancarsi nel testimoniare la fede nell’essere missionari e annunciatori della Parola in mezzo alla gente”. E il cardinale Bassetti ha commentato dicendo: “Io credo che questa sia la nuova evangelizzazione”.
I numeri del cammino sinodale
C’è soddisfazione, nella Chiesa perugino-pievese, per il cammino sinodale svolto fino ad oggi, testimoniata anche dai numeri provvisori riguardo il coinvolgimento-partecipazione a questa nuova esperienza. Sono attualmente circa 90 i gruppi sinodali costituiti un po’ in tutte le 7 Zone pastorali dell’Archidiocesi, composti complessivamente da 700 persone, con una novantina di coordinatori-animatori quasi tutti laici. Il 45% delle parrocchie ha nel proprio territorio almeno un gruppo sinodale; il 25% è in fase di avvio-costituzione di gruppi; il restante 35% non ha ancora nemmeno un gruppo sinodale.
La vitalità della Chiesa perugino-pievese
La soddisfazione maggiore, rilevata da don Calogero Di Leo e da don Simone Pascarosa, è soprattutto per la “qualità-spessore di comunità cristiana” che sta emergendo dal lavoro dei gruppi, grazie, appunto, all’ascolto-racconto che caratterizza la prima fase del cammino dedicata alla “narrativa” (2021-22); poi a seguire le fasi “sapienziale” (2023-24) e “profetica” (2025). Un ascolto-racconto, sottolineano dall’équipe sinodale diocesana, che “fa venire fuori la vitalità della Chiesa, quando il tema dell’ascolto è stato un po’ in disuso nella stessa Chiesa.
L’ascolto è importante perché fa incontrare le diversità e stimola a non chiudersi ma ad aprirsi, ad allargarsi a più realtà non solo parrocchiali”. Tant’è vero che è emerso dagli interventi dei moderatori dei gruppi come quest’esperienza abbia coinvolto non solo i catechisti ed altri “addetti ai lavori”, ma anche realtà ‘lontane’, come un condominio, o, addirittura, un consiglio comunale. Il cammino sinodale perugino-pievese si sta rivelando anche importante occasione per avviare le Unità pastorali (due o più parrocchie territorialmente e pastoralmente omogenee unite) dove ancora non si erano di fatto costituite. E questo è nuova evangelizzazione e, come dice papa Francesco, l’importante non è tanto dare un limite al cammino sinodale, ma imbroccare una strada giusta e continuare a percorrerla.