Sabato 23 ottobre si è tenuto ad Assisi l’appuntamento “Carismi in comunione” occasione di incontro tra i movimenti ecclesiali e le Famiglie religiose, nel decimo anniversario dell’inizio della collaborazione tra Francescani e movimento dei Focolari. Alle ore 10 presso la basilica di S. Chiara è stata celebrata la messa presieduta dal card. Miloslav Vlk, che durante la conferenza stampa – coordinata da padre Enzo Fortunato – ha quindi sottolineato l’importanza di partire dalla Prima lettera ai Corinzi, capitolo 12, per non sottovalutare i carismi laicali. A essi possono aderire anche i vescovi… come è accaduto a lui, che è entrato a far parte del Focolare.
Valeria Martano, responsabile delle relazioni con i movimenti per la Comunità di S. Egidio, ha definito questo incontro “in controtendenza” rispetto al mondo in cui viviamo, fatto di persone sempre più sole e disgregate: “Noi invece rappresentiamo la tensione all’unità, e penso che questo sia un carisma in più chiesto a tutti i nostri movimenti”. Benedetto Lino, del Consiglio di presidenza Ciofs (Francescani secolari), ha sottolineato come la Famiglia francescana sia di per sé un laboratorio di comunione, perché è una famiglia di famiglie.
A sua volta, suor Viviana Ballarin, presidente nazionale Usmi (religiose), ha cercato di far comprendere come ogni carisma – in virtù del battesimo – è un dono dell’amore misericordioso di Dio: gratuito, in quanto non è qualcosa che si può possedere, così come la comunione. Il presidente nazionale del Cism (religiosi), don Alberto Lorenzelli, ha sollecitato prima di tutto a vivere la comunione nelle case e nelle province religiose e a testimoniarla, perché “in un mondo diviso e spesso frammentato, annunciare che la comunione è possibile è l’espressione più bella che noi consacrati possiamo offrire”.
Mario Landi, coordinatore nazionale del Rinnovamento dello Spirito, è quindi intervenuto ribadendo che una comunione evidente, concreta, mette ogni movimento in collegamento con gli altri.
Ha allora preso la parola mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, con una relazione su “Carismi in comunione per una Chiesa comunione”, che ha introdotto richiamando tre parole che hanno segnato il carisma di Francesco: la Parola di Dio, lo Spirito, l’edificazione. Ha citato alcuni testi biblici per far comprendere meglio il senso della comunione, relazione speciale che lega i membri della Chiesa tra loro e che va annunciata, essendo il cuore del mistero della Chiesa. Il modello di comunione che Gesù propone ai discepoli è l’unità trinitaria: “Che siano uniti come lo sono io con il Padre”, consapevoli del fatto che è lo Spirito il vero artefice di questa comunione articolata in una pluralità di ministeri e carismi. Ma, pur essendo diversi, “uno solo è lo Spirito e uno solo è il Signore, uno è Dio che opera tutto in tutti”. Ha sottolineato come l’istituzione ecclesiastica esprima la dimensione della stabilità, mentre i carismi la fantasia, ed è per questo che l’istituzione ha bisogno dei carismi per non appesantirsi, mentre essi hanno bisogno dell’istituzione per non disperdersi, come accadde a Corinto. Ha ricordato che, se Francesco non avesse messo in imbarazzo l’istituzione, obbligandola al discernimento, non avremmo avuto quel rinnovamento da cui la stessa Chiesa ha tratto e continua a trarre linfa vitale. I carismi sono doni della comunità e ad ognuno spetta coltivarli non in funzione di se stessi ma per il bene comune, ricordando che il carisma deve essere capace di spogliarsi di sé per poter vivere in funzione di tutti, dimenticando l’auto-referenzialità. Ha concluso parlando del “carisma dei carismi”: la carità, che consente di dimenticarsi per amore dell’altro, senza cercare il proprio interesse, perché perfino la fede che trasporta le montagne è nulla se non accompagnata dalla carità.
Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, ha fatto un intervento su “Il carisma dell’unità di Chiara Lubich al servizio della comunione fra carismi antichi e nuovi” ricordando l’incontro avvenuto ad Assisi nel 2000, sottolineando come la conoscenza reciproca e la circolazione dei doni abbia portato alla scoperta della complementarietà dei carismi perché la Chiesa sia quella che deve essere: koinonìa. Senza dimenticare il ruolo di Maria, icona della Chiesa-comunione.
Padre José Rodriguez Carballo, ministro generale dei Conventuali, arrivato direttamente dal Sinodo di Roma, ha sottolineato come senza comunione – che è un’unione profonda nell’essenziale – non ci può essere testimonianza. “Ciascuno deve essere orgoglioso della propria vocazione e rimanere fedele ad essa, come ha fatto il Poverello di Assisi che ha dato a dei lebbrosi un semplice abbraccio, un piccolo gesto che suggerisce soprattutto a noi francescani la chiamata ad un impegno nella quotidianità della nostra vita e al continuo dialogo con i nostri fratelli. Francesco, con il ‘Capitolo delle stuoie’, intese rafforzare la comunione affinché la dispersione geografica della congregazione non comportasse una dispersione spirituale e carismatica, pur nel rispetto della diversità. Ritengo che ogni corda debba suonare le sue note, e ogni strumento debba rispettare il proprio suono, affinché si possa ascoltare una polifonia e non una monofonia”.