“Le situazioni di sofferenza, che fino a pochi anni fa ci sembravano relegate a circostanze particolari, in qualche modo ‘lontane’ da noi, attraversano in modo sempre più profondo anche le società più ricche del pianeta”. L’ha detto il cardinale di Manila Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis dal maggio 2015, intervenendo il 20 aprile scorso al 38° Convegno delle Caritas diocesane. “Nel cogliere questi segni dei tempi la Caritas – ha proseguito il porporato – svolge un ruolo fondamentale: è necessario sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica e porre sull’avviso coloro i quali hanno il potere di decidere la direzione delle politiche, ma che molto spesso perseguono obiettivi che finiscono per essere quanto mai astratti e teorici”.
“Cosa vuol dire ‘crescita economica’ – si è chiesto Tagle – quando essa si traduce nell’aumento della ricchezza di pochi e nella sempre maggiore distanza tra di essi ed i più poveri? Non è uno scandalo che, come precisa un recente rapporto, le 62 persone più ricche del mondo dispongano della stessa ricchezza della metà più povera della popolazione dell’intero pianeta? L’osservazione di questa profonda crisi sociale, e degli squilibri che di esse sono causa, deve essere accompagnata da una pari considerazione per le condizioni del nostro pianeta”.
Soffermandosi sempre sul pianeta terra, il presidente di Caritas Internationalis ha sostenuto che “saranno i più poveri a pagare il conto più alto: per i paesi più ricchi, e per le persone più ricche in ogni singolo paese, sarà più facile trasferirsi, o costruire case più robuste, o acquistare beni di sussistenza. E’ per questa ragione che dobbiamo considerare come profondamente legati i fenomeni climatici ed i fenomeni della povertà. Gli effetti della violenza e della sopraffazione sono sotto i nostri occhi, con l’esodo di milioni di persone cacciate via dalla loro terra, a causa di guerre, povertà, e del venir meno delle condizioni minime necessarie della sopravvivenza. Il pianeta, la nostra casa comune, rischia di diventare un luogo tetro e chiuso, dove chi possiede si rinchiude nel proprio castello, cominciando a vivere assediato dai poveri e dalla propria ricchezza”.
Il cardinale Tagle ha parlato anche di “dignità” e di “diritto di ogni essere umano” che “viene calpestato assieme a quello di coloro che lasciano i loro cari o la loro stessa vita in un barcone o nel deserto. Giunge quanto mai opportuno il vostro invito (rivolgendosi agli operatori Caritas a convegno, n.d.r.) ad adoperarsi per la difesa del ‘diritto di ognuno di restare nella propria terra’ (è il titolo della campagna lanciata in occasione del Giubileo della Misericordia, n.d.r.), una terra libera dalla paura della guerra e dallo spettro della povertà”.
L’arcivescovo di Manila si è soffermato molto sul vasto fenomeno migratorio in atto: “Respingere i profughi, ci ha detto il papa, è un atto di guerra; un altro capitolo di quella guerra mondiale; ma la nostra società si macchia di questo peccato in molti modi ‘respingendo’ chi ha bisogno, sia esso un profugo, un migrante, un disoccupato, un contadino senza terra, un lavoratore che non è in grado di nutrire la propria famiglia con il misero salario che riceve”.
“E’ in questo mondo attraversato da tensioni e sofferenza – ha aggiunto Tagle – che papa Francesco ci ha proposto la sua lettera enciclica Laudato Si’, con la quale viene formulata una proposta radicale, in cui la dignità di ogni donna ed ogni uomo può essere difesa e promossa solo all’interno di una grande alleanza tra genere umano e creato. Si tratta di una proposta che chiede un drastico cambiamento nei modelli di sviluppo economico e sociale, non dei piccoli aggiustamenti che – dice il Papa – rischiano di essere solo ‘un piccolo ritardo nel disastro’ (LS 194).
”Come scriviamo nel piano strategico di Caritas Internationalis – ha evidenziato il suo presidente – occorre partire dalla promozione della voce stessa dei poveri, favorendo la loro inclusione e il loro protagonismo diretto a tutti i livelli, puntando alla rimozione delle cause della povertà in sinergia con organizzazioni della Chiesa e della società civile”.
Il cardinale, nel parlare dell’“Anno della Misericordia e il Servizio della Carità”, ha esortato la Caritas ad “essere un agente di guarigione nel mondo di oggi” e “non dobbiamo avere paura di vedere e toccare le ferite di Cristo nelle persone ferite. Abbiamo paura di vedere e toccare le ferite perché abbiamo paura di affrontare le nostre proprie ferite, la mortalità, la debolezza, la peccaminosità e la vulnerabilità”.
“Nel Gesù risorto – ha evidenziato Tagle – sappiamo che nel vedere e toccare le ferite dei poveri e dei sofferenti, noi tocchiamo noi stessi e tocchiamo Gesù. Diventiamo fratelli e sorelle gli uni per gli altri. Vediamo un vicino in ogni persona che soffre. Riconosciamo la nostra colpa comune nell’infliggere ferite sull’umanità e sulla creazione. La nostra misericordia non ha confini”. Il cardinale di Manila ha concluso il suo applaudito intervento dando voce alla storia di una ragazza profuga del Burma, che, dopo tante sofferenze, oggi lavora con il Servizio profughi dei Gesuiti nel campo dell’istruzione.