La ‘bisaccia’ sarà pesante da portare

Convegno di Terni. I propositi, le incognite, i possibili tranelli dell'incontro del 14-15 giugno

Sale l’attesa per il Convegno cittadino di Terni, in programmai sabato e domenica 14 e 15 giugno. Quando Terni, in pratica, parlerà con se stessa guardandosi allo specchio appeso da mons. Vincenzo Paglia. Viene in mente una storia nota: ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l’altra dietro, e ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena di quelli altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta’ Se i ternani non vedranno i propri difetti, l’incontro sarà un fallimento. Ma, se avranno il coraggio di vederli, allora l’inizio della catarsi di una città e di un territorio potrebbe anche avere inizio. Qualcuno, timoroso, evidenzia subito il rischio flop. Sul blog responsabiliperilfu- turo.splinder.com scrive il consigliere regionale Enrico Melasecche (Udc): ‘Ogni giorno che passa, leggendo gli interventi di coloro che si preparano al grande evento del 14 giugno, in molti osservatori si consolida l’impressione che, al di là delle straordinarie ed apprezzabili intenzioni dei proponenti, vi sia l’elevatissimo rischio di assistere ad una sorta di maratona oratoria di dieci e più ore che, senza una pre-organizzazione almeno per temi, si tramuterà in una babele di linguaggi, di auto-promozioni, di comodissime auto-assoluzioni’. Sacchi: ‘Cosa chiede mons. Paglia? Ampie capacità di discernimento’ Di certo sarà l’occasione giusta per veder sfilare, nella due giorni, tutta la Terni ‘che conta’ o che, almeno, crede di contare e di dover dire la sua. Il vicepresidente della Giunta regionale, Carlo Liviantoni, prova a mettere a fuoco il problema dei problemi: ‘La vera questione cruciale di Terni, molto più qui che in altre città, è pre-politica: è l’offuscamento, pressoché generalizzato, della coscienza civica. È probabilmente un fenomeno culturale generale, che in altre parti del Paese sfocia nella violenza e nell’intolleranza e che a Terni, invece, recide ogni possibilità di sentirsi parte di un progetto collettivo, di una risposta ai problemi della comunità per affidare esclusivamente all”altro’, a chi è lontano da noi, fuori da noi, il compito delle scelte e la responsabilità degli insuccessi. Una sorta di deresponsabilizzazione che nutre la caduta del civismo’. È molto possibile che Liviantoni sia andato a bersaglio. In sostanza, dice Liviantoni, a Terni ognuno va per conto suo, infischiandosene della presenza degli altri, per poi parlar male di tutti. Quanto i ternani hanno cura dell’ambiente in cui vivono? Come edificano il loro territorio? Quanta solidarietà manifestano verso i ‘poveri’? Colpiscono anche le osservazioni di un docente di Politica economica dell’ateneo perugino, Sergio Sacchi, che supporta il Vescovo: ‘Mons. Paglia richiede ampie capacità di discernimento. Nella comunità ternana, cui il nostro Vescovo indirizza le sue care attenzioni, ad essere in gioco non è il diritto assoluto alla vita. Lo è, invece, il diritto ad una vita relativamente decente. Una vita decente assicurata anche dal benessere, al quale si perviene da un lato col sacrificio del lavoro e della rinuncia ad un uso più creativo e personale del tempo, e dall’altro con l’accesso a quelle risorse finanziarie la cui disponibilità è però anche porta di accesso alle tentazioni della superbia dell’uomo e al richiamo maligno del godimento, dello sperpero, del lusso fine a se stessi, senza riguardo alcuno per la solidarietà dell’uomo verso tutti gli altri uomini’. La paura di vivere davveroMaria Grazia Proietti (Comunità di Sant’Egidio) è un medico. Molti la vorrebbero come sindaco, lei no. Fa notare come Terni cammini ‘a testa bassa’: ‘Questa è una città chiusa, che ha paura. E se chi parteciperà al convegno del 14 giugno ci andrà pensando di difendersi, allora sarà stata una giornata completamente inutile’. Poi continua: ‘Qui le classi dirigenti hanno paura di cambiare, i politici hanno paura dei comitati, la gente ha paura dei romeni, anche se poi si scopre che non sono loro a compiere la maggior parte dei reati. E per 16 Rom hanno raccolto 30 mila firme contro. I laicisti hanno paura dell’ingerenza della Chiesa e del dialogo, ed è ovvio che se hai paura pensi solo a difenderti. È una città che ha paura del confronto, e allora preferisce rimanere così come è. E si tiene tutto, anche gli inceneritori’. Ma l’esame di coscienza è già iniziatoLe fa eco il presidente dell’associazione di cultura politica Pensare democratico (Pd), Gianluca Rossi: ‘Il 14 giugno – scrive – sarà un’occasione tanto più utile e proficua quanto più saprà essere una riflessione libera e coraggiosa e scevra dai vizi, purtroppo troppo diffusi, di difesa di ristretti e corporativi interessi’. E c’è già chi, pubblicamente, si è fatto l’esame di coscienza. ‘Mi interrogo – scrive Sandro Corsi quale dirigente del terzo settore – sulle mie responsabilità: ovvero, personalmente, di fronte a diversi processi non condivisi, ho operato fino in fondo per contrastali? Dalle tematiche ambientali (la nostra terra, acque, aria, l’integrità del creato), alla gestione delle aziende pubbliche, al rapporto pubblico-privato ed inveramento del principio di sussidarietà, alla necessità di smuoversi per credito ed imprese secondo i principi etici e di sviluppo, al superamento dei lassismi e particolarismi sindacali che spesso nulla hanno a vedere con la difesa e la promozione del lavoro e dei lavoratori, alla formazione dove la necessaria presenza dell’università si è troppo svilita in un pulviscolo di corsi inutili ed improbabili facoltà, piuttosto che concentrarsi su solide opzioni nel sapere scientifico ed umanistico, al riequilibrio territoriale fra le Province di Terni e Perugia, ogni tanto agitato ma mai perseguito in maniera seria?’.

AUTORE: Paolo Giovannelli