Italiani o immigrati, contano le azioni

di Daris Giancarlini

Il bene e il male non sono pre-determinati: camminano, come molto altro della vita, sulle gambe delle persone. Così succede che a Perugia un 27enne nordafricano, cittadino italiano, strappi via la collana a una donna di 55anni.

Siamo in zona Pallotta, davanti a un supermercato dove un nigeriano di 30 anni, a posto con i documenti e il permesso di soggiorno, sta chiedendo l’elemosina. È lui che reagisce, insegue il rapinatore e lo blocca, mentre arriva la volante della polizia.

La quale prende in consegna l’autore della rapina, e parla di intervento “determinante” del 30enne nigeriano. Vai a sapere che cosa alberga nella mente e nel cuore delle persone, di chi compie un atto delinquenziale e di chi sceglie di reagire. Una cosa è certa: su nulla, ma proprio nulla, incide il fatto che il rapinatore fosse italiano, seppure nato altrove, e che a bloccarlo fosse un immigrato.

Sono persone, esseri umani che percorrono la loro strada, scegliendo di volta in volta da che parte stare. Come fanno come facciamo – tutti. A prescindere da dove si nasce, dal colore della pelle e dal credo religioso. Dalle azioni e dagli atti che compiamo, possiamo essere giudicati: tutto il resto è costruzione di comodo.