Sono 77.925 i cittadini immigrati regolari in Umbria (62.275 stimati nella provincia di Perugia e 15.650 in quella di Terni), secondo i dati del Dossier Caritas sull’immigrazione presentato a Roma martedì scorso. Il capitolo umbro del Dossier è curato dall’assistente sociale Stella Cerasa, responsabile del Centro di ascolto diocesano di Perugia e membro della redazione regionale del Dossier stesso. Immigrati a scuolaLa presenza dei figli degli immigrati nelle scuole umbre ha conosciuto un considerevole aumento, soprattutto a seguito della regolarizzazione del 2003 (vedi i dati nella tabella). ‘L’iscrizione ai diversi tipi di scuola superiore è strettamente legato al percorso migratorio della famiglia’ commenta Cerasa. ‘Nei licei classici e scientifici si trovano studenti che hanno già un percorso scolastico consolidato in Italia: sono i figli nati in Italia o i minori ricongiunti da più anni. L’iscrizione negli istituti professionali e tecnici nasconde spesso la paura di un inserimento difficile, per un ricongiungimento recente, o quella economica di non riuscire a mantenere il figlio all’università. Il cammino verso l’università è riservato ai ‘bravissimi’, mentre per gli altri le famiglie tendono a escludere a priori il percorso universitario, affollando i corsi professionali privati (come quelli salesiani per falegnami, elettricisti, idraulici)’. Visti e neo mammeNel dossier si denuncia il problema, rilevato nei Centri di ascolto Caritas, dei bambini nati da madri sprovviste di permesso di soggiorno, che hanno presentato domanda per rientrare nelle quote del decreto flussi, il quale prevede che l’immigrato possa richiedere il visto per lavoro solo dal proprio Paese. Per farlo, queste madri sono costrette a lasciare in Italia il loro bambino, anche se neonato, perché altrimenti potrebbe non rientrare. ‘Ancora una volta – osserva Stella Cerasa – i bambini pagano l’assurdità di un provvedimento che di fatto si configura come una regolarizzazione e che, quindi, potrebbe regolarizzare direttamente in Italia i lavoratori stranieri, senza inutili viaggi, con tanto di rischio di espulsione alla frontiera’. In cerca di lavoroIn Umbria c’è stata una ripresa del mercato del lavoro, ma questo dato, positivo, va confrontato con le problematiche che quotidianamente vengono riscontrate nei Centri d’ascolto e nei Centri di orientamento al lavoro delle Caritas diocesane dell’Umbria. La stragrande maggioranza (90%) delle richieste di lavoro che arrivano in questi servizi riguardano la cura alla persona (le cosidette badanti), un lavoro che continua a porre problemi sia sul versante dei datori di lavoro sia su quello dei lavoratori. ‘Siamo di fronte ad un welfare nascosto – commenta Cerasa -, dove troppo spesso anziani e/o malati italiani e lavoratori stranieri si uniscono in una sorta di mutuo aiuto senza verifiche da parte di nessun servizio sociale, con conseguenze spesso disastrose per le immigrate che, a causa di turni massacranti (24 ore su 24 con brevi riposi settimanali), sono state ricoverate per problemi psichiatrici’. In Ucraina infatti gli psichiatri che hanno in cura donne rientrate che hanno lavorato in famiglie italiane, hanno coniato il termine ‘sindrome Italia’. Il problema si potrebbe evitare e la proposta già c’è, formulata dall’Inps in collaborazione con l’équipe del Dossier Caritas/Migrantes: prevede un diverso contratto, più ‘leggero’, che consenta comunque il rinnovo del permesso di soggiorno.