Israele ha cacciato da Gaza gli osservatori inviati dall’Onu

“A Gerusalemme – racconta a margine della giornata della Pace che si è svolta ad Assisi il 21 settembre Andrea De Domenico, ex direttore dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari nei Territori palestinesi occupati (Ocha) – mi occupavo del coordinamento dell’ufficio delle Nazioni Unite per gli aiuti al popolo palestinese: si parla di aiuti umanitari. Sono stato cinque anni in Palestina. Quando entrai dovetti chiedere il visto agli israeliani, e già qui ti rendi conto che è in corso un’occupazione. Non avermi rinnovato il visto non significa tanto prendersela con me direttamente, quanto con le Nazioni Unite”.

Di cosa si occupava e si occupa ancora l’Ocha?

“Come prima cosa, sul campo, facciamo una ‘fotografia’ dei bisogni del Paese, cercando poi di mettere insieme tutti gli attori – governativi e non governativi – che si occupano di fornire delle risposte ai bisogni delle persone. Poi c’è una seconda parte, di tipo istituzionale e internazionale, che consiste nell’intervenire con il nostro portavoce al Consiglio di sicurezza dell’Onu, cercando di scuotere le coscienze degli Stati membri”.

Come vi coordinavate con l’Onu quando eravate sul posto?

“Io rispondo sempre che di fatto le Nazioni Unite… non esistono, nel senso che sono l’espressione e la volontà dei 193 Stati membri che la compongono. Non è che il funzionario decide cosa fare, sono gli Stati membri che dicono cosa possiamo fare, e solo dentro quei limiti possiamo muoverci. Prima del 7 ottobre 2023, data in cui è scoppiato il conflitto israelopalestinese, nessuno ci ascoltava, era un problema parlarne. Dopo quella data, c’è stata molta più attenzione”.

Qual è la situazione attuale?

“Si parla molto di Gaza, e quello che ancora sta accadendo è atroce, ma c’è anche la Cisgiordania: parliamo di 770 morti e 180 bambini solo in quel territorio. Israele dovrebbe mantenere l’ordine pubblico; in verità sono operazioni militari, ma in teoria dovrebbero essere operazioni di polizia, perché non c’è la guerra in Cisgiordania. A Gaza la situazione è ancora peggiore: gli Stati membri ci hanno dato il mandato per esercitare il nostro lavoro, tuttavia ci hanno supportato solo a parole. Prima che io fossi mandato via, dovevamo spostarci in continuazione, senza mai poterci stabilire in una sede fissa per portare avanti il nostro lavoro. L’Onu ha perso potere, ma gli Stati membri dovrebbero esercitare più potere per lasciarci fare il nostro lavoro. Non possiamo lasciare che tutti facciano ciò che vogliono, non solo contro le persone, ma anche per quanto riguarda le loro azioni e decisioni politiche”.

Emanuela Marotta

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