All’interno del Palazzo del Capitano del Popolo ad Isola Maggiore, un edificio che rimonta al XII secolo, si può ammirare tra le opere d’arte una splendida “Madonna delle grazie”, dipinta da Sano di Pietro intorno il 1450.
Ciò che appare, nello splendido campo d’oro che le fa da sfondo, è anche a tutt’oggi quel che rimane dell’originale trittico (con i santi Michele Arcangelo, Giovanni Battista, Pietro e Paolo e la Resurrezione di Cristo che completava l’originale predella), voluto e pensato per l’Altare della chiesa di san Michele Arcangelo, al sommo della collina.
Nei 400 anni successivi questo benedetto polittico è stato spostato, smembrato, scomposto; fatto saltellare di chiesa in chiesa (in san Francesco prima, in san Salvatore poi); di Altare in Altare; fino ad approdare dopo un lungo lavoro di restauro nel vetusto palazzo del Capitano del Popolo, ove ha sede il centro di documentazione sull’Isola Maggiore.
La Madonna che muove gli occhi
Chiunque visitando il “Palazzo dell’orologio” si soffermi ad ammirare questa splendida – e sempre sacra – immagine potrà accorgersi del singolare e simpatico “atteggiamento” della Santa Vergine che ricambia col Suo, lo sguardo dell’osservatore. In sostanza la Madonna muove gli occhi! Spostandosi a destra o sinistra della pala si vedrà bene che il guardo di Maria segue l’osservatore.
Nulla di miracoloso: si tratta semplicemente di un effetto ottico realizzato ad arte con l’apposizione di una leggera pasta vitrea sui bulbi oculari che crea appunto l’effetto. In pochi però sanno, e forse anche meno, che questo “scherzetto degli occhi” costò non poco nel passato ai buoni Frati minori del Convento d’Isola.
Storia dell’inganno
Ci troviamo intorno la meta del 1500 quando un tale Balducci – relegato in confino al convento per una qualche infrazione – essendo capace in pittura e cercando di aumentare le entrate di cassa (che in quel frangente erano miserelle), pare, certamente con il consenso del Padre Guardiano di allora, abbia pensato di correggere col pennello la pittura degli occhi dell’immagine della Vergine, così da dare l’idea a chi si soffermasse a venerarla che Ella lo seguisse con lo sguardo.
Il passaparola fu immediato ed una grande folla si recò al convento per ammirare il Miracolo della Vergine che muoveva gli occhi, con conseguente gioia del Guardiano e dei frati tutti che videro così moltiplicarsi Messe, oboli ed elemosine.
La situazione però, come era del resto prevedibile, oltre i fedeli attirò anche le Autorità Ecclesiastiche competenti che saputo del supposto prodigio vollero immediatamente vedere chiaro sulla faccenda attraverso una scrupolosissima inchiesta.
Scoperto l’inganno il miracolo cessò, i lumi furono spenti e venne interrotta la processione di fedeli e con essa il guadagno economico per il convento. L’Autorità Ecclesiastica sempre (e giustamente) severa verso tali atteggiamenti al limite della Simonia censurò i frati e dispose anche la temporanea chiusura del convento.
Ciò a conferma del fatto che anche tra i figli di san Francesco ci poteva esser chi non si sentisse molto innamorato di “Madonna povertà”! Del furfantesco pittore si persero le tracce ma non è impossibile pensare che sia stato ancor più severamente punito che non con il semplice esilio coatto nel convento dell’Isola al Trasimeno.
Al di la di tutto – anche la storia ha i suoi diritti e merita d’esser raccontata – rimane sempre nell’ormai pochissimo popolo isolano l’amore e la devozione verso la santa immagine di Maria Mater Divine Gratiae, a cui in passato nel giorno delle nozze, molte spose donavano il bouquet, affinché impetrasse sulla nuova famiglia che s’ andava formando, aiuto e protezione.
Umberto Benini