di Tonio Dell’Olio
La situazione di Asia Bibi, che pensavamo ormai finalmente libera, addolora e amareggia non solo i cristiani ma chiunque abbia a cuore il rispetto dei diritti umani e della libertà. Il fondamentalismo islamico di alcuni gruppi in Pakistan è l’espressione tipica della forza ‘muscolare’ identitaria e prevaricatrice di chi ha consapevolezza di essere maggioranza schiacciante.
Lo stesso fenomeno si ripete su larga scala in Myanmar, dove sono i rohingya a essere minoranza musulmana, e ha trovato una tragica conseguenza nella sinagoga di Pittsburgh negli Usa. Peraltro anche dalle nostre parti assistiamo a fenomeni di intolleranza religiosa da parte di alcuni gruppi di cattolici intransigenti.
Il problema allora non è l’atteggiamento dei membri di questa o quella religione quanto piuttosto il rispetto delle minoranze. Chiamarla semplicemente tolleranza sembrerebbe riduttivo, se si pensa che almeno una giusta dose di umanissima curiosità dovrebbe spingere i fedeli di una fede maggioritaria in quel Paese a scoprire credenze e motivi di fede degli altri. Chissà che non si tratti della stessa creatività infinita dell’unico Dio che ami espressioni e invocazioni tanto differenti.
*presidente della Pro Civitate Christiana – Assisi