Intitolata una nuova via cittadina all’indimenticato mons. Cesare Pagani

Fu Vescovo della diocesi di Città di Castello dal 1972 al 1982

La Giunta municipale di Città di Castello, facendo propria una proposta della Commissione toponomastica, ha deliberato di intitolare una nuova via cittadina a mons. Cesare Pagani, vescovo di Città di Castello dal 1972 al 1982. Si tratta di un’area di circolazione in località Meltina che inizia in corrispondenza del vocabolo Croce di ferro, nel capoluogo, (lungo la strada che dal cimitero monumentale conduce a Fontecchio) e dopo circa 800 metri, termina in corrispondenza dell’incrocio che conduce a villa Bufalini, villa del seminario (che proprio l’allora Vescovo Pagani fece restaurare) e vocabolo “Meltina alta”. L’arcivescovo mons. Cesare Pagani era nato a Milano il 10 maggio 1921 ed era stato ordinato presbitero il 3 giugno del 1944. Dopo i primi anni di servizio in parrocchia nel 1950 era a Saronno (Va) dove svolse anche l’ufficio di assistente ecclesiastico delle Acli per la provincia di Varese. Nel 1958 è assistente ecclesiastico della Gioventù femminile di Ac dell’archidiocesi milanese, nel 1962 direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e, nel 1963, delegato vescovile ad interim dell’Azione cattolica Ambrosiana. Nel 1964 il papa Paolo VI gli affida l’ufficio di Assistente ecclesiastico centrale delle Acli e nel 1971 guida il gruppo sacerdotale per la Pastorale del mondo del lavoro, promosso dalla Cei. Eletto il 22 gennaio 1972 vescovo di Città di Castello e Gubbio, il 13 febbraio veniva consacrato dal papa Paolo VI nella patriarcale basilica vaticana. Dal 26 maggio 1976, è ininterrottamente fino alla morte, presidente della Conferenza episcopale umbra. Il 24 novembre 1981 il papa Giovanni Paolo II lo promuove alla chiesa arcivescovile metropolitana di Perugia-Città della Pieve dove muore, improvvisamente, il 12 marzo 1988. Mons. Cesare Pagani, ricco delle precedenti esperienze, portò a Città di Castello, con il suo temperamento emotivo ed attivo, un dinamismo pastorale vivo nella vita cristiana della diocesi, dopo un periodo di varie difficoltà pastorali e creò un clima di impegno in tante persone della diocesi. Lasciò scritto nel suo testamento le parole che lo identificano e con le quali vogliamo ricordarlo in questa circostanza nella quale la città ha voluto testimoniare il suo affetto e la sua stima verso di lui. “Ho desiderato capire me stesso, identificare quello che realmente sono, quello che oggettivamente posso e debbo dare per i miei fratelli e ridare al mio Dio. Adesso posso scoprirlo, posso conoscere il mio vero nome, trovare il mio giusto posto nella grande sinfonia divina” (dal testamento).

AUTORE: D.A.N.