Sentinelle violente?
Le “Sentinelle in piedi sono scese in piazza anche a Perugia e a Terni, ma mentre a Perugia la manifestazione si è svolta senza particolari proteste a Terni, in Piazza della Repubblica, i circa settanta manifestanti hanno subito la contestazione di una trentina di persone che hanno circondato le Sentinelle in una sorta di girotondo. Polizia e carabinieri sono intervenuti, alcuni contro-manifestanti sono stati identificati, una persona risulta essere stata denunciata. Grida scandalo contro le forze dell’ordine che hanno svolto il loro lavoro l’associazione Omphalos arcigay di Perugia che in lungo comunicato descrive i contromanifestanti (quelli che volevano impedire la manifestazione delle Sentinelle con modi “rumorosi”) come vittime mentre descrive i manifestanti (quelli che sono stati in piedi in silenzio a leggere, per un’ora) come “signori dicono di difendere la società e la famiglia schiacciando la dignità delle persone omosessuali”, e li paragonano al Ku Klux Klan. “Sembra che quel giorno, – scrivono – chi si opponeva alla violenza delle Sentinelle, avesse infranto la normativa sull’ordine pubblico”. Probabilmente si sono ispirati allo scrittore Roberto Saviano che il 5 ottobre sul suo profilo Facebook ha definito le manifestazioni delle Sentinelle “di forte violenza culturale”. Lasciamo ai lettori la risposta alla domanda: chi è violento e contro chi?
Le accuse dei contromanifestanti verso una manifestazione pacifica
È finita tra tensioni, contestazioni e insulti la “veglia” promossa domenica scorsa in diverse piazze italiane, tra cui Perugia e Terni, da “Sentinelle in piedi” per opporsi alla proposta di legge “Scalfarotto” che se approvata estenderebbe quanto la Legge Reale-Mancino prevede per le “discriminazioni odio o violenza per motivi razziali, etnici nazionali religiosi”, ai reati basati sulla discriminazione in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Se ciò avvenisse, sostengono le Sentinelle, non si potrà più dire che famiglia è solo l’unione tra un uomo e una donna, nè si potranno più esprimere opinioni contrarie, per esempio, sull’adozione dei bambini da parte di coppie gay. Scopo della manifestazione, che consiste nello stare in piedi, a due metri di distanza l’uno dall’altro, leggendo un libro in silenzio, è vegliare – dichiarano i promotori – “per la libertà di espressione, per poter essere liberi di affermare che il matrimonio è soltanto tra un uomo e una donna, che un bambino ha il diritto ad avere la sua mamma e il suo papà e che loro hanno il diritto di educare liberamente i loro figli”. Aosta, Torino, Rovereto, Genova, Bologna, Pisa, Napoli, Milano, Napoli, Brescia, Cremona, Lecce, Trieste alcune delle piazze teatro delle contestazioni.
Insulti, aggressioni, lanci di uova. “La nostra è una rete apartitica e aconfessionale: con noi vegliano donne, uomini, bambini, anziani, operai, avvocati, insegnanti, impiegati, cattolici, musulmani, ortodossi: persone di qualunque orientamento sessuale, perché la libertà di espressione non ha religione o appartenenza politica”, spiegano le “Sentinelle”. Ma la manifestazione ha visto contrapposti in più piazze simpatizzanti del movimento e contromanifestanti. E se a Bergamo è stato identificato un giovane vestito alla guisa del “grande dittatore” di Chaplin, Bologna ha registrato scontri tra militanti di Forza nuova che si erano mescolati ai manifestanti ed esponenti di associazioni Lgbt.
“Ci sono state cariche della polizia contro i contromanifestanti e alcuni militanti di Forza nuova”, racconta la rivista Tempi, mentre “le Sentinelle hanno cercato di terminare la manifestazione, pur in un clima difficile, bersagliati da bestemmie e insulti di ogni tipo”. Urla e spintoni anche a piazza Carignano, a Torino, accompagnati dallo slogan “Torino non è omofoba”, scandito da contromanifestanti dei centri sociali.
A Rovereto, riferisce Pro Vita, “una ventina di sedicenti anarchici hanno aggredito i manifestanti” e, “in particolare, un sacerdote – non proprio giovanissimo – amico e sostenitore di Pro Vita, don Matteo Graziola, è stato fatto oggetto di lancio di uova, è stato percosso, gli sono stati sottratti e distrutti effetti personali”, mentre “uno dei portavoce delle Sentinelle ha subito contusioni al volto”. Insulti, spintoni, lanci di uova hanno caratterizzato le contestazioni verso la manifestazione a Napoli, come pure a Milano e Trieste, e in tante altre piazze.
Le reazioni. “Tornano i violenti attacchi squadristi degli anni Settanta”, denuncia Riccardo Cascioli, direttore del giornale online Nuova Bussola Quotidiana, che dedica ampio spazio alla manifestazione, chiedendo alle autorità civili di tutelare “il diritto costituzionale a esprimere la propria opinione”.
Ed Eugenia Roccella (Ncd) ha annunciato che presenterà un’interrogazione parlamentare su “un attacco vergognoso, oltretutto pianificato e organizzato, visto che si è svolto con le stesse modalità in tutta Italia”. “Non è tollerabile impedire agli altri di esprimere le proprie opinioni aggredendo fisicamente le persone con idee diverse”, rimarca il questore di Bologna, Vincenzo Stingone, ricordando che “anche due poliziotti sono rimasti feriti, uno colpito al volto con una cinghia”. E, sempre a Bologna, pure il sindaco Virginio Merola ha ribadito che “ognuno ha diritto di esprimere le proprie opinioni, ma nessuno ha diritto di farlo con la forza, le violenze e le aggressioni”, e che “Forza nuova o qualunque realtà neonazista non ha cittadinanza in questa città”.
Parla infine di “vicenda triste ma largamente anticipata”, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, per il quale i “margini di libertà sono evidentemente in progressiva riduzione nel nostro Paese”. Frattanto, terminate le manifestazioni nelle piazze, la contrapposizione si è ora spostata sui social network, dove non si risparmiano critiche e insulti contro le “Sentinelle in piedi”.
Francesco Rossi
Aggressioni alle Sentinelle in piedi. Belletti: Ddal Parlamento ci aspettiamo una corale condanna
Gran brutta vicenda quella delle aggressioni alle Sentinelle in piedi, troppo repentina e troppo estesa per essere frutto di casualità e non di concertazione e volontà ben precise. Ed è una gran brutta vicenda non solo per chi condivide lo spirito e i valori difesi delle Sentinelle, ma per chiunque abbia a cuore la libertà di espressione. Non si tratta di entrare nel merito delle questioni (anche noi, peraltro, siamo assolutamente convinti che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre), quanto piuttosto di riflettere su come si possano regolare le divergenti (legittimamente divergenti) posizioni su un tema tanto sensibile e delicato dal punto di vista, etico, valoriale e culturale con una legge che si ricollega alla legge Mancino, nata per contrastare azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista e al razzismo. Ma evidentemente quando si hanno poche ragioni per sostenere le proprie tesi si passa alle vie di fatto. Ora ci aspettiamo di sentire dal Parlamento una corale e chiara condanna contro chi afferma esplicitamente che le sentinelle non hanno il diritto di manifestare pacificamente. Vogliamo vedere l’impegno personale contro la violenza e la sopraffazione dei violenti: nome per nome. Vogliamo vedere nel Parlamento, nome per nome, chi crede nella democrazia, e vuole che anche chi non la pensa come lui possa esprimere liberamente il proprio parere, in modo non violento. Come fanno le Sentinelle, e come non fa chi insulta, bestemmia, provoca, a volte colpisce e malmena. E sempre in Parlamento vorremmo chiedere a chi nei mesi scorsi ha sostenuto e votato il disegno di legge Scalfarotto se i fatti dei giorni scorsi sono sufficienti a dimostrare che quel progetto di legge legittima culturalmente e legalizza giuridicamente un atteggiamento liberticida e ideologico che introduce a sua volta una discriminazione al contrario. Un atteggiamento che andrebbe, questo sì, perseguito ai sensi della legge Mancino. E a questi parlamentari progressisti vorremmo infine chiedere se hanno ben chiaro che in ballo c’è la libertà di espressione di tutti, non solo di quella delle sentinelle.
Francesco Belletti
presidente del Forum
Ero tra le Sentinelle in piedi leggendo un libro
Omofobia o raziofobia? Mai come oggi ho compreso la gravità di quello che sta succedendo in Italia: sono stato tra i tanti che è sceso in piazza portando con se solo un libro e tanta buona volontà, per sostenere che la famiglia è una sola, quella tra un uomo e una donna; questo non tanto per sostenere una mia personale convinzione religiosa ma per difendere ciò che forma e caratterizza ogni singola persona vivente e che ritroviamo in qualsiasi religione, etnia o razza del mondo: la famiglia naturale. Mai avrei creduto necessario dover spiegare, tentando di dialogare con chi mi dava dell’omofobo e del bigotto, che la libertà di espressione e di opinione sono delle libertà inviolabili e fondamentali di tutti (non solo quando ci fa comodo). Purtroppo però è in atto un’operazione, tanto semplice quanto diabolica, con lo scopo di equiparare chi difende il matrimonio naturale a chi si opponeva al matrimonio misto o ai promotori dell’Apartheid. Si ha sempre più paura a confrontarsi senza subire insulti e denigrazioni per le proprie convinzioni, tuttavia c’è ancora chi non riesce a far tacere la propria coscienza e decide di combattere la “buona battaglia” con mitezza e semplicità. Ora però mi chiedo, una volta approvato questo ddl Scalfarotto, se sarà ancora possibile leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica, ai punti 2357, 2358 e 2359, senza essere accusati di omofobia; mi domando se sarà possibile citare San Paolo ai Romani senza subire una denuncia per un presunto “reato di discriminazione”. Ecco perché scendiamo in piazza a sguainare le famose spade, come diceva Chesterton, per sostenere che due più due fa quattro, poiché a volte non si può tacere ma è necessario rispondere (anche con il silenzio e un libro in mano).
Fabrizio Saracino
Terni
Parla di libertà di espressione ma nega la possibilità a persone omosessuali di esprimersi come meglio credono? “Non solo quando ci fa comodo” l’ha detto lei.
Alle persone omosessuali non manca certo la libertà di esprimersi come credono purché questo avvenga – e questo vale per tutti, e quindi anche per gli omosessuali – nel rispetto dell’altro.