Non sono arrivate le duecentocinquantamila persone che il 14 ottobre dello scorso anno si erano messe in cammino lungo la strada che collega Perugia ad Assisi. Ma all’edizione straordinaria della marcia organizzata domenica scorsa per chiedere la pace in Palestina e Israele hanno comunque aderito quasi mille tra gruppi, movimenti e associazioni, per un totale di presenti che secondo la Tavola della Pace ha superato le 80 mila persone. Tra queste, c’erano anche i rappresentanti di oltre 250 tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali. E, come ormai accade da anni, era massiccia anche la presenza di varie realtà del mondo cattolico, come Acli, Agesci, Banca Etica, Emmaus Italia, i Francescani del Sacro Convento di Assisi, Pax Christi, Focsiv, Nigrizia, Movimento giovanile salesiano, Aifo, Centro nazionale giovani dei Gesuiti italiani, Cnca, Fondazione Exodus, Centro saveriano animazione missionaria e tanti altri. “Sapevamo che non poteva venire la stessa gente – ha commentato Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace – ma non è un problema di numeri. Il fatto più bello è che siano arrivati davvero in tanti, da ogni parte d’Italia, facendo un grande sforzo, un lungo cammino per dire che la pace per loro è importante”. IL SALUTO DEL PAPA E DELLA CHIESA UMBRARispetto alle precedenti edizioni della marcia, c’è stata la grande novità del coinvolgimento più marcato anche da parte della Chiesa, come segnale forte di come sui temi della guerra non possano esserci divisioni e strumentalizzazioni. Quando la testa del corteo è arrivata in piazza San Francesco ad Assisi, dalla loggia del Sacro convento francescano ha parlato il presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Sergio Goretti. Il vescovo della città del Poverello ha voluto salutare e ringraziare i francescani minori, per lo più di provenienza umbra, che hanno mostrato grande coraggio nella custodia dei luoghi santi a Betlemme. E poi il monito lanciato proprio sopra il grande ‘striscione-arcobaleno’ degli scout. “La pace è un bene per tutti – ha detto Goretti – non ha né colori politici né ripartizioni ideologiche. La sofferenza di alcuni, soprattutto oggi, non può non essere sofferenza di tutti”. Il presidente della Ceu ha riconosciuto il diritto di Israele ad avere confini certi e sicuri. Ma al tempo stesso – ha aggiunto – lo stesso diritto ad uno stato sicuro e ben definito va riconosciuto al popolo palestinese. “Questa non può essere classificata come una iniziativa di parte”, ci ha detto Luigi Bobba proprio in piazza San Francesco, richiamandosi anche alla polemica assenza del Sindaco di Assisi. “Chi lo fa, forse, è perché vuole sempre attribuire agli altri – ha aggiunto il Presidente nazionale delle Acli – delle patenti che sono sicuramente sbagliate. Quest’anno poi c’è stata una spinta e un’iniziativa fortissima non solo dai francescani di Assisi, ma dalla Chiesa umbra e poi la novità e la sorpresa, veramente gioiosa del messaggio del Santo Padre”. E Giovanni Paolo II ha auspicato che lo scambio delle lampade, accese con l’olio che arde sulla tomba di Francesco, tra un giovane palestinese e una donna israeliana potesse essere seguito da un annuncio dell’immediata cessazione dei conflitti. ADESIONI ANCHE DA CIAMPI E CASINIAnche il Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, ha voluto aderire in qualche modo alla marcia Perugia-Assisi. Lo ha fatto con un telegramma nel quale parla di “spiragli di speranza” che si sono aperti in Medio Oriente. “L’auspicio immediato – ha aggiunto il Presidente – è che si ponga termine agli attentati terroristici in Israele e alle azioni militari nei territori palestinesi, per avviare una iniziativa internazionale volta a sostituire alla logica insensata della violenza la logica della trattativa per una pace giusta”. Anche Pier Ferdinando Casini ha fatto sapere di essere idealmente unito ai padri francescani, alla Tavola della Pace e a tutti i cittadini in marcia, definendo la loro presenza “una testimonianza sincera di passione civile e di solidarietà nei confronti di quelle terre martoriate” di Palestina e Israele. CHIUSURA IN MUSICALa marcia – fino alla gioiosa conclusione con la musica dei Nomadi, Bennato e Jovanotti – ha sfilato per gli oltre 20 chilometri del percorso dietro allo slogan “Due popoli, due stati”. Palestinesi e israeliani c’erano entrambi, con le loro bandiere, con le loro diversità, ma soprattutto con la comune voglia di normalità. Quella che hanno invocato il sindaco di Nablus, distrutta dai bombardamenti, e il parlamentare israeliano che ha chiesto un ritorno immediato al tavolo delle trattative. Per quella normalità che solo la pace può restituire si battono insieme anche due cantanti come Noah e Nabil, israeliana lei e palestinese lui. “La musica come linguaggio universale – ci dice Nabil – può avvicinare le persone, può aprire i loro cuori in modo molto semplice, immediato e diretto. Però non basta da sola per risolvere i problemi, perché ci sono problemi effettivi e reali che solo la politica può affrontare e risolvere. Sempre basandosi sui semplici principi che sono il rispetto della vita e il rispetto del diritto umano di tutti quanti”. Dal grande palco allestito alla Rocca di Assisi, Edoardo Bennato ha cantato insieme ai tanti giovani presenti il pezzo “Non è amore”, scritto proprio per la marcia della pace straordinaria di domenica scorsa. Un Jovanotti in gran forma è riuscito persino a far cantare come coristi il leader della Cgil, Sergio Cofferati, e il fondatore di Emergency, Gino Strada. Il tutto, compresi i discorsi di rito da parte dei rappresentanti istituzionali umbri, in mezzo ai tanti successi proposti dai Nomadi, che hanno accolto i partecipanti alla Perugia-Assisi con le note di “Auschwitz”.
Insieme verso Assisi hanno marciato palestinesi e israeliani
Marcia della pace / "La pace è un bene per tutti" ha detto mons. Goretti
AUTORE:
Daniele Morini