Il 13 gennaio, nella sala del Trono del vescovado di Todi, in occasione della conclusione della mostra sui migranti – organizzata dalla Caritas diocesana e dell’associazione Matavitatau – e della Giornata mondiale dei migranti, si è tenuta un’affollata conferenza, moderata da Nicoletta Bernardini, con Farhad Bitani autore del libro L’ultimo lenzuolo bianco. L’inferno e il cuore dell’Afghanistan.
Ex capitano dell’esercito afgano, figlio di un generale mujaheddin, la sua testimonianza, toccante e coinvolgente, ha inquadrato perfettamente la situazione politica, sociale ed economica del suo Paese. Cresciuto in un contesto di intolleranza, di violenza, che non permette di conoscere la verità trasmessa dal Corano, con la sola convinzione che il ‘diverso’ sia da eliminare. Durante la sua infanzia ha vissuto la guerra da vincitore, perché suo padre era uno dei generali mujaheddin che hanno sconfitto il potere sovietico. Più tardi l’ha vissuta da perseguitato, perché suo padre era nemico dei talebani, che in Afghanistan avevano preso il potere. In seguito l’ha vissuta da militare, combattendo lui stesso contro i talebani. La vita di Farhad subisce una svolta quando, nel 2005, il padre lo esorta ad andare in Italia. “Appena sono arrivato in aeroporto, ho visto soltanto una moltitudine di infedeli. Pregavo Dio per avere il potere di ucciderli” ha confessato Farhad. Le cose hanno iniziato a cambiare dal 2008, attraverso “piccoli gesti quotidiani”, come il rispetto della sua cultura o una mano sulla fronte che gli sentiva la febbre proprio come faceva sua madre quando era bambino.
Farhad ha quindi deciso di leggere il Corano in lingua persiana – quella che conosce meglio – scoprendo così che non vi era traccia nel Libro sacro della maggior parte delle cose che gli erano state inculcate in giovane età. “Nel Corano ho trovato aiuto e rispetto per gli altri, ed è parola di Allah che nessuno può prendere la vita di un altro individuo. Il problema non è nella religione islamica, ma nei musulmani, poiché il 90% di loro non conosce cosa c’è realmente scritto nel testo sacro. Occorre andare in fondo all’umanità delle persone per conoscerle davvero”.
Questo, e l’essere sopravvissuto a un attacco dei talebani nel 2011, ha portato Farhad verso il mutamento. “Sono cambiato attraverso la conoscenza del diverso, attraverso i piccoli gesti di bene. È quando questi vengono a mancare che aumenta la violenza”. Al termine dell’incontro, lancia un appello che tutti vogliamo raccogliere: “Tutti possono incontrare il Bene nella loro vita, anche la persona più crudele, in quanto ciascuno di noi ha un puntino bianco nel proprio cuore che attraverso l’incontro con l’altro può ingrandirsi”.