In Umbria. Oltre 12mila volontari in piccole associazioni. In diminuzione i servizi alla persona

In Umbria al 2001 (il dato della più recente rilevazione della Fondazione italiana per il volontariato) le organizzazioni censite sono 500, con una densità di 5,9 unità per 10.000 abitanti e una concentrazione lievemente superiore nella provincia di Terni. Nel tessuto sociale e culturale della regione il volontariato organizzato è da sempre un movimento variegato e ricco di storia. Ha trovato una prima regolamentazione con un’apposita legge regionale – la n. 9 del 1987 – che riconosce il contributo del volontariato al funzionamento dei servizi nell’ambito dei Piani socio-sanitari regionali e ne regolamenta i rapporti con gli Enti locali, anticipando nei contenuti la legge quadro 266/91 (oggi in fase di modifica) applicata poi in sede regionale dal 1994 con la L.R. n. 15. Come strumento di rilevazione per le associazioni, la Fivol utilizza un questionario: a seguito della sua compilazione, le organizzazioni esaminate sono state 261. Emerge che il volontariato muove in Umbria 150.000 persone (compresi i soci donatori). I volontari stimati sono 12.500, la metà dei quali s’impegna con assiduità. L’impegno degli attivisti delle organizzazioni (volontari e non) produce un monte ore equivalente al lavoro di 1.042 persone impegnate a tempo pieno. È sempre più un fenomeno di emanazione diretta della cittadinanza, caratterizzato da una pluralità di appartenenze ideali e da eterogeneità di motivazioni dei volontari che convergono sulle finalità e gli obiettivi delle loro organizzazioni. Le aree d’impegno sono per lo più “nei diversi settori e campi della partecipazione civica (attività d’informazione e sensibilizzazione della popolazione, nonché di promozione sociale nei confronti di specifiche categorie di cittadini e tutela di beni e servizi affinché ne sia allargato l’uso a tutta la comunità) e meno in quelli del welfare”, come spiega la Fivol. “Il ‘sorpasso’ è processo recente e indicativo dell’ampliamento delle finalità sociali del volontariato moderno in una società sufficientemente evoluta e a domanda crescente di qualità della vita dopo aver raggiunto una discreta base nei servizi socio-sanitari in un sistema che ha privilegiato la responsabilità pubblica”. Nell’ambito del welfare emergono le attività socio-assistenziali con servizi di assistenza o sostegno diretto alla persona sofferente o in stato di bisogno. Il volontariato umbro si distingue nel panorama nazionale per essere formato in netta maggioranza da piccoli o piccolissimi gruppi di persone. I volontari sono in leggera prevalenza di genere maschile, generalmente di età matura e dedicano in media 5 ore settimanali all’organizzazione. Sono poche le organizzazioni con una spiccata prevalenza di giovani volontari e meno che altrove le unità plurigenerazionali, mentre vi sono più gruppi anziani rispetto al dato medio nazionale: ciò, sostiene la Fondazione italiana per il volontariato, “costituisce un campanello d’allarme per il ricambio generazionale dei volontari all’interno delle organizzazioni”. Diminuiscono le unità composte dai soli volontari e aumentano le organizzazioni ‘miste’, soprattutto quelle che assorbono personale remunerato (+15,9% rispetto alla rilevazione del 1997, pari al 22,2% del totale). “Una parte del volontariato si sta quindi professionalizzando – spiega ancora la Fivol – in funzione di una specifica vocazione gestionale che, nell’erogazione di ‘servizi pesanti’, richiede inevitabilmente di affiancare al volontariato figure professionali specializzate”.

AUTORE: Elisabetta Proietti