“In Umbria non avremo un’emergenza rifiuti”

Parla l'assessore regionale all'Ambiente, Lamberto Bottini

Scongiurare l’emergenza rifiuti: per questo ha lavorato, soprattutto negli ultimi mesi, l’assessore regionale all’Ambiente Lamberto Bottini. ‘Chissà – commenta – se Napoli e dintorni che la faranno mai ad assorbire il colpo di un’emergenza rifiuti come quella… Loro sono andati in tilt, e spero che nessuna altra regione italiana dovrà mai più vivere una crisi del genere. Di certo, meno che mai succederà in Umbria’. Bottini punta deciso sulla raccolta differenziata nel nuovo Piano di gestione dei rifiuti della Regione Umbria, in discussione nei quattro incontri territoriali organizzati nell’ambito degli Ato umbri dall’assessorato regionale all’Ambiente per illustrare ed approfondire i contenuti del documento. ‘Nel 2013 l’Umbria sarà al 65 per cento di raccolta differenziata – dichiara sicuro Bottini – esattamente come stabilisce la legge italiana. E la Regione Umbria stanzierà le adeguate risorse economiche per potenziare la raccolta differenziata domiciliare, quella porta a porta’. La politica regionale per la gestione dei rifiuti poggia su tre punti cardine: diminuzione della quantità di rifiuti prodotti, incremento della percentuale di raccolta differenziata (con l’obiettivo di raggiungere il 50 per cento entro il 2010 e il 65 per cento entro il 2013), superamento della centralità delle discariche e chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso l’autosufficienza impiantistica. Bottini, che sul nuovo Piano regionale ci mette la faccia senza nessuna incertezza, evidenzia che ‘lo smaltimento in discarica dovrà assumere un ruolo sempre più residuale rispetto al recupero di materia e di energia, ma con un dimensionamento degli impianti di trattamento termico limitato alla frazione secca della parte indifferenziata, in contemporanea col raggiungimento del 65 per cento della raccolta differenziata”. Nel nuovo Piano dei rifiuti dell’Umbria, la Regione individua la chiusura delle discariche di Pietramelina, Colognola e Sant’Orsola, soppiantate da un ‘sistema’: le discariche di Belladanza, di Borgo Giglione e dell Crete, più la costruzione di un impianto di trattamento termico per il recupero di energia dai rifiuti nel territorio dell’Ambito territoriale integrato 2 (è il Perugino; gli Ati si sovrappongono alle Asl), più l’utilizzo, per lo stesso scopo, dell’impiantistica esistente nell’Ati 4 (Ternano). Ciò significa che, oltre a Terni (dove, a Maratta, l’inceneritore dell’Asm resta chiuso), anche Perugia avrà nel giro di qualche anno il suo impianto. ‘Il sindaco di Perugia, Renato Locchi – ha detto Bottini – non si è defilato da quest’impegno’. Paolo GiovannelliLegambiente: ‘Ma sui pericoli degli inceneritori non si sa nulla’Anno 2013: l’Umbria al 65 per cento di raccolta differenziata. Due impianti di trattamento termico (uno a Terni, uno a Perugia) solo per trattare il restante 35 per cento dei rifiuti. Emissioni ridotte al minimo. I Comuni che non faranno raccolta differenziata, o la faranno male, verranno puniti severamente dalla Regione. Energia prodotta dai rifiuti. Discariche in dismissione. Incentivi e sgravi fiscali a Comuni e cittadini ‘virtuosi’. Crescita di aziende che riciclano. Ciclo dei rifiuti ‘chiuso’. Cittadino, scuole e mass media informati e coinvolti nella difesa dell’ambiente. Il ‘sogno’ dell’assessore regionale all’Ambiente, Lamberto Bottini, è tutto qui. E non è poco, anzi. ‘È ora di prendersi la responsabilità di certe scelte’, dice. E lui se le prende, pur partendo da una situazione non idilliaca. La Regione afferma oggi che, in Umbria, la raccolta differenziata si attesta attorno al 33 per cento, comunque sopra al 30 per cento. ‘Invece – afferma il segretario di Legambiente Umbria, Andrea Liberati – se siamo attorno al 25 per cento è già tanto”. E sugli inceneritori afferma: ‘Sarei molto attento nel dire che l’Umbria ha bisogno di un nuovo inceneritore a Perugia: la lobby degli inceneritori è molto potente in Italia, ma questo non è un buon motivo. Se l’azienda del latte di Brescia non vuole il latte di quelle fattorie vicine al termovalorizzatore ‘modello’ della città lombarda qualche problema deve esserci. Inoltre, pur se la scienza ancora non ci dà una prova certa della relazione fra l’aumento di tumori e le emissioni degli inceneritori, è altrettanto vero che nessuno sa come misurare le nanopolveri. In tali casi – continua Liberati – dovrebbe valere il principio di precauzione: ossia, se non riesco a provare nulla, forse sarebbe meglio astenersi dall’uso degli inceneritori, pur di nuova generazione. Inoltre Legambiente Umbria sostiene che la presenza degli inceneritori non è mai compatibile con lo sviluppo di una reale raccolta differenziata. ‘Un inceneritore – aggiunge Liberati – necessita di un flusso impressionante di rifiuti e i suoi costi di realizzazione sono pazzeschi. Meglio poi non parlare di quando è la stessa azienda a gestire sia l’inceneritore, sia la raccolta differenziata: un controsenso. Per tutte queste ragioni ci batteremo contro gli inceneritori in Umbria: questa regione proprio non ne ha bisogno’.

AUTORE: Pa. Gio.