In Umbria come a livello nazionale divisi sui “signori del vento”

Continuo e acceso il dibattito tra politici ed esperti sull'energia eolica

Il dibattito sull’energia eolica continua a creare divisioni anche in Umbria, oltre che sul piano nazionale. I Verdi ecologisti insistono sull'”opzione zero”, chiudendo ogni spazio di trattativa e di compromesso sull’installazione delle grandi “fattorie del vento” nella nostra regione. Rifondazione comunista, invece, chiede di fare attenzione ai tanti aspetti del problema, ma si dichiara possibilista. Sulla questione, quindi, si apre un’altra spaccatura. Sono già evidenti le divisioni tra gli ambientalisti locali: da una parte quelli assolutamente contrari, come Ripa di Meana e Velatta, dall’altra i favorevoli, a condizione di trovare la giusta via tra energia alternativa e tutela ambientale. Ora si apre il capitolo Rifondazione. I comunisti figurano tra i partiti politici che sostengono esplicitamente il gruppo umbro del Comitato “Libero orizzonti”, che si sta battendo in particolare a Norcia e dintorni per contrastare i progetti di installazioni eoliche. Stefano Vinti, capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale, ha preso posizione di recente sul delicato problema di come, eventualmente, autorizzare il montaggio delle grandi pale sui crinali delle colline dell’Umbria. E ha manifestato “l’esigenza di pianificare e di regolamentare la questione dell’eolico in Umbria, tramite una legge regionale che individui le aree dove gli impianti eolici possono essere installati e ne regoli le modalità di installazione e gestione”. Vinti chiede comunque di escludere da ogni eventuale autorizzazione i parchi, i siti bioitaly, i siti di interesse comunitario e le zone di protezione speciale. Si tratta in pratica di utilizzare una fonte di energia rinnovabile – spiega il capogruppo di Rc – “senza dover mettere a rischio il livello di naturalità e il valore ambientale dei nostri territori”. Angelo Velatta, sul versante degli intransigenti, ribadisce le posizioni degli ambientalisti che fanno capo ai Verdi ecologisti di Carlo Ripa di Meana. “L’eolico serve solo – spiega – ad arricchire gli imprenditori del settore, non certo ad emancipare il nostro Paese dal ricorso alle fonti fossili (petrolio, carbone, gas) per la produzione di energia elettrica”. E ricorda che agli operatori del mercato liberalizzato sono indispensabili i ‘certificati verdi’ per mettere in rete energia da fonte convenzionale. Un ‘affare’ che costituirebbe la sola ragione dell’assalto agli Appennini e al paesaggio italiano. “I parchi eolici, veri impianti industriali nelle terre alte, costituiti da decine e decine di pali infilzati su crinali e praterie, alti non meno di 60 metri – continua Velatta – sono destinati ad arrecare, anche se piantati a migliaia, un apporto di energia che in percentuale è inferiore al tasso di crescita del consumo di prodotti petroliferi utilizzati per l’energia stessa”. Anche per questo i Verdi in Consiglio regionale confermano la loro rotta contraria all’eolico. E criticano aspramente i “signori del vento” che stanno portando avanti i progetti quasi di nascosto, gli ambientalisti che li sostengono, le istituzioni e i partiti favorevoli alle pale installate sui monti umbri, compresa Rifondazione comunista.

AUTORE: Daniele Morini