Dopo il successo ottenuto con Che farai frà Jacopone? diretto da Ninni Bruschetta e di Laudes grido a tutta gente diretto da Gigi Dall’Aglio, entrambi spettacoli stanziali che, insieme hanno superato i tre mesi di repliche in Umbria, con “Francesco a testa in giù” si conclude il progetto che il Teatro Stabile dell’Umbria ha proposto nell’ambito dell’Anno giubilare.Lo spettacolo nasce come “diretta televisiva”, trasmessa sulla seconda rete della Rai il 23 dicembre scorso, dal Sagrato della Basilica Superiore di Assisi, in occasione dell’ultima festività natalizia del primo millennio e come preludio alle celebrazioni giubilari. Ora Francesco a testa in giù passa dalla solennità dello scenario di Assisi al raccoglimento del palcoscenico e al posto della vasta e invisibile platea televisiva ci saranno, vigili e tangibili, gli spettatori delle tante platee di una lunga tournée. A Gubbio, dove al Teatro Comunale ha debuttato in prima nazionale la settimana scorsa, Marco Baliani ha lavorato a lungo assieme a tutti i suoi collaboratori, perché il suo Francesco diventasse teatro, sottraendo immagini e dando maggiore risalto al tessuto delle parole. Prendendo spunto da poche vicende, la svestizione, il rapporto con Chiara, il viaggio in Oriente, l’invenzione del presepe, Baliani descrive la figura di un uomo semplice, dilaniato tra sogno e realtà, partigiano della povertà in perenne conflitto con il mondo, fomentatore di pace che auspica l’abbraccio tra Oriente e Occidente, autore di un linguaggio immaginifico che lo rende capace di farsi capire dagli umili e di trattare con i potenti. Lo spettacolo è il racconto di un sogno di fede. E delle difficoltà di realizzarlo in una società chiusa e sospettosa verso chi sentiva l’amore per il prossimo come un’esigenza radicale. La storia del San Francesco di Marco Baliani è tutta qui, e vuole proporre un ritratto inedito del Santo. “Quando insieme a Felice Cappa e a Maria Maglietta ci entusiasmammo all’idea di portare in scena Francesco d’Assisi – racconta Baliani- non immaginavamo certo che di lì a poco ci sarebbe stato, complice il Giubileo, un vero e proprio dilagare di rivisitazioni della figura di Francesco. Ciò che toccava le nostre sensibilità, a mano a mano che andavamo leggendo saggi, fioretti, agiografie e illuminanti adesioni poetiche, era quel nocciolo di estremismo sognante che Francesco si portava dietro, quel suo andare controcorrente, testardo e caparbio. Nel lavoro di narrazione io e Roberto Anglisani, sotto la guida attenta di Maria Maglietta, abbiamo cercato la concretezza dei corpi, dei gesti, abbiamo immaginato fortemente fino a sentire il paesaggio umbro di quei secoli, lo sguardo di Francesco sul mondo, sulle cose, nel suo modo speciale di sentire la presenza di Dio fin nei più piccoli esseri che abitano i prati. Amo quei personaggi che vivono da ‘stranieri’ dentro il loro tempo, non conciliabili con le regole della società che li ospita, nomadi dello spirito capaci di infiammarsi per passioni e ideali, di incendiare la storia dei loro contemporanei, incapaci di accettare un orizzonte già dato, destinate a perdersi o ad essere sconfitte. Ma è poi sempre grazie a loro che il mondo è costretto a reinventare il precario suo ordine, a relativizzare il proprio percorso e ad immaginarne di nuovi, di necessari.”
In scena il lavoro di Marco Baliani dedicato al Santo di Assisi
"Francesco a testa in giù":la storia di un sogno di fede
AUTORE:
Luca Verdolini